Da una parte le politiche di austerity che obbligano spesso e volentieri i Paesi membri a tirare la cinghia magari su servizi sanitari e sociali per rientrare nei parametri europei; dall’altra sprechi, costi esorbitanti e comodità tanto di lusso quanto decisamente evitabili. Benvenuti nel fantastico mondo a due facce del Parlamento europeo. Secondo quanto si legge nel Progetto di relazione “sullo stato di previsione delle entrate e delle spese del Parlamento europeo per l’esercizio 2020”, l’anno prossimo l’istituzione dell’Ue ci costerà più di due miliardi.
Una cifra monstre, in costante crescita rispetto agli anni passati, come ammesso dallo stesso Europarlamento. Ciononostante il segretario generale Klaus Welle “ha proposto un importo pari a 2.068.530.000 euro per il progetto preliminare di stato di previsione del Parlamento per il 2020”. Un importo, si legge ancora nella relazione, che “rappresenta un aumento complessivo del 3,58% rispetto al bilancio 2019”. Ed è curioso, considerando che ovviamente parliamo di un anno – il 2020 – in cui avremo altri rappresentanti comunitari. Insomma, una bella, comoda e dispendiosa eredità. Ma c’è di più. Secondo quanto ricostruito dall’europarlamentare M5S Piernicola Pedicini, nel 2014, anno d’inizio della legislatura, il Parlamento europeo costava 1,737 miliardi: in appena 5 anni, dunque, la spesa è cresciuta di oltre 300 milioni. Caso strano, considerando che, come ammesso sempre nella stessa relazione, se la Brexit dovesse trovare realizzazione, nel 2020 “vi saranno 46 deputati in meno”.
La domanda nasce spontanea: come mai la crescita esponenziale dei costi? Presto detto. Nel documento si precisa che “quasi due terzi del bilancio sono costituiti da spese indicizzate, che riguardano principalmente le retribuzioni, le pensioni, le spese mediche e le indennità dei deputati (21%) e del personale (35%) in servizio e in pensione, nonché gli edifici (13%)”. A proposito di edifici: la doppia sede di Strasburgo costa ai contribuenti quasi 200 milioni all’anno, che equivale di fatto al 10% dell’intero bilancio del Parlamento.
Ma non è tutto. C’è la “comunicazione con i cittadini”, talmente fondamentale che si prevede l’inaugurazione dei centri “Europa Experience”, cioè “spazi espositivi”. In totale saranno cinque che dovrebbero costare, tra realizzazione e allestimento, intorno ai 10 milioni di euro. C’è poi la politica immobiliare. Ed ecco che nel 2020 si prevede “la consegna e l’occupazione dell’intera ala est del nuovo edificio Konrad Adenauer” e subito dopo cominceranno “i lavori nella nuova ala ovest”. E, manco a dirlo, ci saranno “considerevoli operazioni di trasloco”, senza dimenticare “l’arredo iniziale e la sorveglianza di sicurezza del cantiere”.
E poi, ancora, ci sono le spese per la sicurezza dei vari edifici sensibili e tutti i costi vari ed eventuali per consulenze, attività ausiliare e servizi. Ma attenzione: è lo stesso segretario che sottolinea come alcune spese siano decisamente superflue a causa del fatto, ad esempio, “la commissione per i bilanci svolge gli stessi compiti due volte, in primavera e in autunno, il che comporta un maggior numero di riunioni, la produzione di documenti e spese connesse (traduzioni, interpretazione, ecc.)”. Una ripetizione inutile che richiederebbe una “gestione razionale”. Che, a quanto pare, al momento pare proprio non esserci. La partita, però, ancora non è chiusa. Sulla proposta elaborata da Welle dovrà pronunciarsi anche l’Europarlamento presieduto da Antonio Tajani. Cosa voteranno i falchi europei che blaterano d’austerity? La risposta, ahinoi, già possiamo immaginarla.