Il presidente della Regione Lazio e neo segretario del Pd, Nicola Zingaretti, secondo quanto riporta l’edizione online del settimanale L’Espresso, è indagato dalle Procure di Roma e Messina per finanziamento illecito. L’inchiesta è legata alle dichiarazioni rilasciate a più riprese dagli avvocati siciliani Piero Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati nel febbraio 2018 per corruzione in atti giudiziari. L’inchiesta, come era emerso nelle scorse settimane, coinvolge anche l’ex premier Silvio Berlusconi, con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari.
A tirare in ballo Zingaretti, nel corso di un interrogatorio avvenuto a luglio, sarebbe stato l’avvocato Calafiore. Il governatore sarebbe stato citato dal socio di Amara parlando di Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni istituzionali dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone che era in affari con Amara e in buoni rapporti con Zingaretti. Secondo Calafiore, Centofanti era sicuro di non essere arrestato “grazie a erogazioni fatte per favorire l’attività politica di Zingaretti”.
“In merito all’articolo dell’Espresso – ha commentato lo stesso Zingaretti – sulla mia iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Roma per un presunto finanziamento illecito, voglio affermare di essere estremamente tranquillo perché forte della certezza della mia totale estraneità ai fatti che, peraltro, sono stati riferiti come meri pettegolezzi de relato e senza alcun riscontro, come affermato dallo stesso articolo del settimanale. Mai nella mia vita ho ricevuto finanziamenti in forma illecita e attendo quindi con grande serenità che la giustizia faccia tutte le opportune verifiche per accertare la verità”.