Una strage silenziosa. Che ogni giorno, in Italia, uccide 490 persone. Un vero e proprio bollettino di guerra che conta 178mila morti all’anno. E non finisce qui. Solo l’anno scorso nel nostro Paese sono stati diagnosticati oltre 373mila casi di tumori. Ed una cifra per difetto. Perché i dati sull’incidenza e la mortalità legati a questa malattia non coprono tutto il territorio nazionale.
Non tutte le province e le regioni, infatti, hanno istituito un registro tumori. Senza contare che la qualità della raccolta dei dati varia da territorio a territorio. Un limite al quale, la legge approvata in via definitiva (e all’unanimità) martedì scorso alla Camera punta a porre rimedio. Un testo nato dalla sintesi di distinte proposte (poi abbinate) targate Movimento Cinque Stelle.
Ma che cosa cambia, nel dettaglio, con il provvedimento approvato dal Parlamento? Finora l’Italia non ha mai avuto un sistema di raccolta dati che permettesse di comparare le informazioni su tutto il territorio nazionale, e di valutare, sulla base di prove scientifiche, la correlazione tra l’insorgenza di determinate patologie e possibili fattori causali ambientali e professionali. Come, ad esempio, lo smog o la presenza di rifiuti tossici nelle aree monitorate.
In attesa del regolamento del ministero della Salute che dovrà definire tipologia, tempi di invio, trattamento, soggetti abilitati all’accesso e i criteri per la sicurezza dei dati inseriti nella nuova Rete nazionale dei registri tumori, la legge appena approvata prevede che il nuovo strumento debba contribuire “alla rilevazione di eventuali differenze nell’accesso alle cure erogate al paziente oncologico in relazione alle condizioni socio-economiche e all’area geografica di provenienza, anche in riferimento a cause di malattia derivanti da inquinamento ambientale”.
In pratica, con la Rete nazionale del registro dei tumori, sarà possibile mettere a sistema gli oltre 40 registri regionali per monitorare l’incidenza e la mortalità oncologica su tutto il territorio nazionale. Inoltre, sarà possibile comparare i dati per individuare, studiare e intervenire sulle criticità. Ma non è tutto. Con il referto epidemiologico, si potrà monitorare la diffusione e l’andamento delle principali patologie e della mortalità in una specifica comunità, valutando, al tempo stesso, la correlazione tra l’insorgenza dei tumori e altri fattori, a cominciare dalla situazione ambientale.
Per i Cinque Stelle si tratta di un traguardo importante. “Un’arma in più nella lotta contro il tumore, ma anche uno strumento indispensabile che ci consentirà di salvare vite umane attraverso un’adeguata prevenzione e le terapie migliori – spiegano -. Inoltre diamo impulso alla ricerca scientifica e facciamo verità sulle tante morti nelle terre avvelenate d’Italia”.
Una battaglia storica del Movimento che diventa legge dello Stato, per dirla con le parole di Massimo Baroni, portavoce M5S in commissione Affari sociali della Camera. “Abbiamo approvato la Rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di Sorveglianza ed il referto epidemiologico – spiega -. Un contributo fondamentale per la lotta contro il tumore che darà la possibilità a medici e ricercatori di salvare vite umane attraverso un’opportuna prevenzione e le terapie migliori. Partendo da questi dati potremo arrivare ad una mappa completa dei tumori su tutto il territorio nazionale. Accedendo a questi dati, i nostri cittadini potranno sapere se vivono in zone dove il grado di incidenza di una patologia è più elevato rispetto ad altri territori”. Ma non è tutto.
“Grazie a questa legge, inoltre, verrà istituito per la prima volta il referto epidemiologico, un contenitore in cui saranno inseriti tutti i dati relativi ai malati di una popolazione e a tutti gli eventi sanitari – conclude Baroni -. Avremo finalmente il quadro specifico di un ambito territoriale e ambientale e lo stato di salute della popolazione residente. Siamo felici per questo risultato ed andiamo avanti sulla strada tracciata: più dati, più ricerca per il diritto alla salute dei cittadini”.