Reddito di cittadinanza ai blocchi di partenza. Da oggi ci si potrà mettere in fila ai Caf o agli sportelli postali, oppure fare tutto comodamente da casa davanti a un computer (ecco il sito dedicato), presentare le domande di ammissione al reddito di cittadinanza e ottenere la card per ricevere l’accredito dell’assegno. Ma attenzione. C’è tempo fino alla fine del mese per inoltrare le richieste per ottenere l’erogazione del primo sussidio il 30 aprile. Ergo: non è necessario né consigliabile prendere d’assalto gli sportelli già dal primo giorno. Il suggerimento di Poste è quello di presentarsi a scaglioni in ordine alfabetico per evitare inutili resse e code estenuanti.
In attesa della conversione definitiva in Parlamento del decretone su Reddito e Quota 100 (la dead line è fissata al 29 marzo), le norme sono nel frattempo già in vigore. E, salvo successive modifiche, restano valide le norme varate dal governo, dalla stretta contro i furbetti del divorzio ai paletti per gli stranieri. Il beneficio per una persona sola ha un tetto massimo di 780 euro, di cui 280 sono un contributo mensile per l’affitto. Per le famiglie, il beneficio sale fino a 1330 euro. Al momento, con la card però si potranno acquistare solo i beni alimentari, pagare le bollette di luce e gas e fare spese in farmacie con lo sconto del 5%.
Ogni mese, inoltre, potranno essere ritirati fino a 100 euro in contanti a e si potrà effettuare il bonifico per pagare il mutuo o l’affitto. L’obiettivo resta quello di ampliare le categorie dei beni che si possono acquistare e il ministero di Di Maio è al lavoro per scrivere il decreto attuativo necessario. Secondo le stime del Governo, saranno 1,3 milioni di famiglie a percepire il sostegno contro la povertà targato M5S. Ma secondo l’Istat il 47,9% dei beneficiari saranno single mentre le coppie con figli minorenni rappresentano il 19,6% dei nuclei beneficiari, circa 257mila.
Quanto alla nazionalità, le famiglie che accederanno al Reddito di cittadinanza composte da soli cittadini italiani sono un milione 56mila, circa l’81% del totale, mentre quelle formate da soli stranieri, cittadini dell’Ue ed extra-comunitari (circa 150mila) si attestano intorno all’11,5%. Tra queste, 95mila (7,3%) sono quelle formate da soli extra-comunitari. E su una platea di circa 2,7 milioni di individui, circa un terzo avrà l’obbligo di sottoscrivere il Patto per il Lavoro. Più o meno 900mila.
Intanto, resta l’allarme sollevato dalle Regioni sul nodo navigator. Ossia i tutor che dovranno accompagnare i percettori del Reddito nel percorso formativo teso al reinserimento nel mondo del lavoro. Le seimila le assunzioni iniziali previste, dopo una serrata trattativa con il vicepremier Luigi Di Maio, sono scese a 4.500. Ma per i rappresentanti dei territori resta il conflitto di competenze sulle politiche attive che la Costituzione riserva alle Regioni. Non manca neppure l’allarme sollevato da Province, Comuni, e dal fronte sindacale: l’incrocio tra Quota 100 e Reddito di cittadinanza rischiano di mettere a repentaglio – sostengono – la continuità di servizi essenziali, dall’istruzione alla sanità.
Tranchant pure il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, che chiede cinquemila assunzioni per evitare il “collasso” del servizio. Tutti nodi che potrebbero essere sciolti dal Parlamento in sede di conversione del Decretone, attualmente all’esame delle commissioni della Camera per poi tornare. Di certo c’è che da oggi inizia la rivoluzione del Welfare.