Sulla campagna elettorale italiana per il Parlamento Europeo aleggia lo spettro della propaganda politica su internet. La legislazione italiana in materia di spese elettorali non prevede alcuna forma di trasparenza in ordine alle uscite sostenute dai candidati per farsi pubblicità sui social network. Infatti la legge, spiega il sito Openpolis, prevede che nella scheda di rendicontazione per le spese elettorali, che i candidati devono consegnare alle fine di ogni campagna elettorale, figurano solo quelle relative ai manifesti elettorali.
Inoltre, non si applicano alla propaganda elettorale online, le disposizioni che obbligano a indicare il mandatario (colui che finanza l’inserzione). Ma quel che più preoccupa gli addetti al lavori – spiega ancora Openpolis – è che non si applica ai social network l’obbligo di silenzio elettorale, che vige dal giorno precedente del voto, o almeno tale divieto non opera in maniera chiara per internet.
Un plastico esempio di ciò, è stato fornito qualche giorno fa da una serie di tweet del leader della Lega, Matteo Salvini, il quale mentre erano aperte le votazioni per le elezioni regionali in Sardegna, ha invitato gli elettori a scegliere il candidato leghista Solinas. Fino a qualche anno fa le campagne elettorali non facevano uso massiccio di internet, ma nel 2016 la campagna per le presidenziali americane ha segnato il punto di svolta, registrando una spesa per tale propaganda elettorale per 1 miliardo di dollari. Per questo Openpolis ha rivolto un appello al Parlamento italiano affinché disciplini questa materia.