Lo dice il premier Giuseppe Conte: “Non dobbiamo enfatizzare il ruolo delle elezioni regionali. Sono importanti per la Sardegna ma sicuramente non ritengo che dagli esiti possano derivare conseguenze sul Governo nazionale”. Lo ribadisce Luigi Di Maio: “Per il Governo non cambia nulla”. E, infine, lo certifica pure Matteo Salvini: “Il Governo non è a rischio”. Ma anche a voler diffidare delle rassicurazioni lanciate dal tridente dell’Esecutivo, a ribadire che non c’è alternativa all’attuale maggioranza gialloverde, sono soprattutto i numeri del voto in Sardegna.
Perché se è vero che, rispetto alle ultime Politiche, il Movimento 5 Stelle è uscito malconcio, messi insieme i tre principali azionisti del Centrodestra – Lega, FI e FdI – chiudono intorno al 24%, (con 1.795 sezioni su 1.840 scrutinate) strappando l’elezione a governatore di Christian Solinas grazie all’apporto decisivo delle altre 8 liste imbarcate nella coalizione. Insomma, dopo il 27,5% incassato in Abruzzo, il Carroccio non sfonda in Sardegna, dove si ferma più o meno all’11,5 per cento. Che, sommato al 10 per cento circa del Partito sardo d’azione, alleato locale della Lega nazionale (le due sigle condividono i gruppi parlamentari di Camera e Senato), porterebbe il dato complessivo poco sopra al 21% (e la coalizione circa al 34).
Più o meno sei punti sotto di quanto ottenuto quindici giorni fa. Ergo, se Salvini può festeggiare il “sei a zero” rifilato al Pd “su sei consultazioni elettorali”, il responso delle due ultime elezioni Regionali certifica che la Lega non è autosufficiente. E che per puntare alla maggioranza in Parlamento – altra cosa rispetto ai Consigli abruzzese e sardo – non può prescindere dall’alleanza con Forza Italia. Ecco perché, per adesso, non ci sono alternative all’attuale maggioranza gialloverde che sostiene il Governo Conte. Almeno che Salvini non torni al capezzale di Berlusconi accettando il rischio di un voto dall’esito tutt’altro che scontato. Opzione che non gli conviene e che ha già scartato.