I pastori protestano per il prezzo del latte anche il giorno delle elezioni regionali in Sardegna. Questa mattina, poco dopo le 9.30, una cisterna che trasportava latte è stata bloccata nei pressi di Orune, nel Nuorese. Tre o quattro uomini con il volto coperto, forse anche armati, hanno assaltato il mezzo e costretto l’autista a sversare il latte sull’asfalto.
Dopo l’Abruzzo, la Sardegna. Con la seconda foto opportunity della colazione di Centrodestra che, come la precedente, “non cambia nulla” per il Governo nazionale. Nonostante gli attacchi frontali all’Esecutivo lanciati da Silvio Berlusconi. “Sarà costretto a mettere a posto i conti pubblici con una patrimoniale del 10-15%”, tuona il leader di Forza Italia. Spalleggiato da Giorgia Meloni, imbufalita per la mozione M5S-Lega approvata in Parlamento che, di fatto, congela il Tav, parcheggiando l’opera sul binario morto. “In due righe si condanna l’Italia al terzo mondo degli scambi commerciali – protesta la leader di Fratelli d’Italia -. Sono molto arrabbiata, ne chiederò conto a Salvini”. Insomma, un’alleanza dalla doppia personalità. Tutti insieme appassionatamente in Abruzzo e ora in Sardegna per accaparrarsi la seconda Regione – e le relative poltrone – nel giro di due settimane. Ma separati in casa a Roma, dove Salvini, azionista (e dominus) del Centrodestra non ha alcuna intenzione di far saltare il banco con i 5 Stelle.
A differenza del voto abruzzese, filato via liscio come l’olio soprattutto per il Carroccio, vero vincitore delle elezioni, non mancano, però, le incognite sul voto in Sardegna. Una Regione che arriva alle urne provata da giorni di dura protesta degli allevatori e nel mezzo di una difficile trattativa sul prezzo del latte. Vertenza congelata dall’intervento del Governo e la nomina del prefetto di Sassari e Nuoro che coordinerà il tavolo tecnico con l’obiettivo di rivedere “la griglia” dei costi. Reggerà la tregua fino al voto di domani? Domanda alla quale, togliendosi la giacca da segretario di partito per indossare quella da ministro degli Interni, è lo stesso Salvini a rispondere senza tentennamenti: “Come ministro garantirò la libertà e il diritto di un voto trasparente pacifico e democratico – assicura -. Penso che sia l’ultimo degli interessi dei pastori e degli allevatori bloccare il voto di domenica (domani, ndr), anche perché ormai quasi ci siamo”. Il titolare del Viminale si mostra, in ogni caso, ottimista. “In questi giorni hanno dimostrato tutti buon senso, quindi non penso che nessuno faccia qualcosa di strano domenica – aggiunge -. Non è un appello, è un grazie per come si sono comportati i pastori nei giorni scorsi e per come si comporteranno nei prossimi giorni”.
Ma, fattori esogeni a parte, è l’anomalia delle geometrie variabili di un’alleanza utile a Salvini per certificare nelle Regioni la costante crescita della Lega ai danni degli alleati, ma improponibile – sempre per il Carroccio – a livello nazionale a irritare Berlusconi. Considerato, ormai, apertamente dal ministro degli Esteri la principale causa ostativa a qualsiasi ipotesi di intesa in una coalizione che contempli la sua presenza. Nonostante il Cavaliere si sgoli a ripetere che da lunedì, checché ne dica Salvini, cambierà tutto: “Dice che l’esito del voto sardo non farà cadere il Governo perché deve tenere buoni i grillini: è un errore grave pensare che possa essere vero – insiste Berlusconi -. Le elezioni in Sardegna confermeranno che il Centrodestra è la maggioranza naturale degli italiani ed è sicuro che le cose dovranno cambiare”. Aspetta e spera… Certo, la preoccupazione del vecchio leader di Forza Italia è più che comprensibile. Il vero obiettivo di Salvini è quello di continuare a svuotargli in partito. è questo il verdetto che Salvini – vittoria del Centrodestra e del candidato Christian Solinas a parte – spera esca plasticamente dalle urne sarde. Non a caso l’offensiva elettorale è stata martellante.
Con continui e ripetuti blitz sull’isola per mettere il cappello della Lega sulla protesta dei pastori sardi che il vicepremier ha incontrato più volte. Ma anche con i buoni uffici del ministro dell’Agricoltura, Gianmarco Centinaio, impegnato a tempo pieno nelle trattative per risolvere la vertenza degli allevatori. “Mai nessun manganello sarà usato contro i pastori sardi”, rassicura i manifestanti Salvini. “Se qualcuno vuole speculare sulla loro pelle sappia che avrò buona memoria – avverte il vicepremier -. Se c’è chi vuol fare il il furbo con me ha trovato il ministro sbagliato”. Parole chiare per dire, senza dirlo apertamente, che il ministro sta dalla parte degli allevatori. E per arruolarli, nel segreto dell’urna, alla causa della Lega.