I dati pubblicati ieri dall’Inps secondo cui si registra un boom di trasformazioni dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato sono la prova che il Decreto dignità funziona. A dirlo è il senatore M5S Gianluigi Paragone che parla, non a caso, di “risultati assai soddisfacenti, che svelano le tante fake news propinate dalle opposizioni” negli ultimi mesi.
Anche ieri, però, il Pd ha parlato di risultati imputabili alla legislatura precedente. Chi ha ragione?
“I numeri inchiodano le politiche del centrosinistra a una verità che è drammatica: l’aumento della povertà ha conosciuto un’impennata negli anni di questi governi e del fanatismo all’insegna dell’austerity. I numeri di ieri non sono stime da lasciare alla propaganda politica delle opposizioni; ma sono numeri consolidati che ci dicono chiaramente che la curva delle trasformazioni di contratto da determinato a indeterminato guarda caso risente nell’ultimo semestre e soprattutto nell’ultimo trimestre del cambio politico. Le performance migliori si sono registrate nel momento in cui Di Maio al ministero e il Movimento in Parlamento hanno deciso il cambio di passo in tema di lavoro. C’è poco da aggiungere e da contestare”.
Il decreto Dignità, insomma, funziona?
“Questi dati sono la dimostrazione di due cose. Uno: lo strumento legislativo funziona; due: funziona soprattutto il contesto politico entro cui lo strumento legislativo si inserisce. La decisione del ministro era ridare densità alla parola ‘lavoro’ e alla ‘dignità’ dei lavoratori. C’è un’idea politica precisa e, accanto a questa, c’è lo strumento lavorativo che funziona. È la somma di queste due componenti che porta a risultati assai soddisfacenti”.
In Senato, intanto, è in discussione il Reddito di cittadinanza. Secondo alcuni non ci sarebbero tutte le coperture viste anche le proposte emendative della maggioranza. Come se ne esce?
“È compito del Governo trovare le coperture perché il disegno politico del Reddito trovi compiutezza anche nelle ultime, importanti modifiche che si stanno facendo in Parlamento. È un esercizio che tocca al ministero, lasciamolo lavorare: le coperture ci saranno”.
Non crede ci sia il rischio di arrivare a marzo, quando dovrebbe partire la macchina del Reddito, impreparati?
“È una questione che per alcuni versi è rivoluzionaria. Ed è rivoluzionaria perché si sta rivoluzionando la stessa società, che sta cambiando pelle, insieme all’occupazione. Pensare che una norma così fortemente politica abbia e raggiunga la perfezione in tempo zero sarebbe presuntuoso. È un cammino che abbiamo cominciato e che secondo me in primavera inoltrata avrà il primo tagliando. Non sfuggiremo da quella tempistica”.
Intanto a capo dell’Inps arriva Pasquale Tridico. Per il Pd, tuttavia, la nomina non garantirebbe imparzialità. In effetti Tridico in questi mesi è stato collaboratore di Di Maio. Lei cosa pensa?
“Indipendenza e terzietà non significa che se uno si avvale di una competenza straordinaria, questa perde l’indipendenza della professionalità acquisita. Tridico non è un uomo di partito, è stato indicato come possibile ministro prima delle elezioni perché è un professionista di straordinaria competenza. Io voglio gente di questo tipo. Tridico è assolutamente il profilo giusto”.