Bel colpo di Repubblica, il quotidiano che ieri ha cambiato direttore ma non l’abitudine di spararle grosse sui Cinque Stelle. Lo scoop su un prossimo gruppo unico con la Lega in Europa è un’invenzione, peraltro subito smentita da tutti. Una figura di m… che non aiuta a far risalire la credibilità dei giornali, e che non serve nemmeno ad avvelenare i pozzi nel M5S, dove invece qualche parlamentare dissidente è già rientrato nei ranghi, mentre la base sta metabolizzando il voto sull’immunità a Salvini.
Nonostante i mal di pancia enfatizzati dai soliti mezzi d’informazione, l’improbabile virus berlusconiano scoperto da Travaglio, la contestazione di quattro gatti a Grillo trasformata nell’ammutinamento del Bounty, ai 5S non passa per la testa di spaccarsi e men che meno di far cadere un Governo nel quale si riconoscono a tal punto da digerire la Lega, non certo il sogno erotico dei pentastellati.
Per questo la rappresentazione di una forza politica divisa in due correnti, una con il 59% e l’altra col 41, è priva di fondamento, come è facile verificare facendosi un giro nelle attivissime chat sui social network, dove l’aria è certamente accalorata ma è spiegato chiaramente che aver votato sì o no al processo per il ministro dell’Interno non significa aver dato vita a due partiti.
Questo non significa che manchino gli scontenti, e il sistema elettorale delle liste civetta già visto in Abruzzo e tra breve in Sardegna alimenta una certa preoccupazione. Sta agli eletti e ai militanti decidere se arrendersi alla paura o rafforzarsi ripartendo dalle battaglie storiche e dall’unità.