Avviso ai naviganti: “Se si cambia idea, ci si può sempre dirigere verso altri lidi”. Ergo: la base si è espressa, e il voto va rispettato. La capogruppo M5S in commissione Affari costituzionali della Camera, Anna Macina, va dritta al punto.
La Giunta del Senato ha detto No all’autorizzazione a procedere grazie anche al voto contrario dei Cinque Stelle, benedetto dal 59% degli iscritti. Salvini è salvo, ma il Movimento si è spaccato per salvare il Governo?
“Il Movimento non è spaccato, ma altamente democratico. Non si può andare dietro alle dicerie delle opposizioni e dipingere un confronto sano e partecipato – ossia quello appena avvenuto tra i nostri iscritti – come una divisione interna. Non lo accetto e non è giusto farlo in relazione all’unica forza politica italiana che prende le decisioni così come volute dalla base. Adesso smettiamola e torniamo a concentrarci sulle priorità del Paese: ce ne sono tante e già a molte il MoVimento ha dato risposte concrete”.
Il 59% è un risultato netto ma non è un plebiscito. Vi aspettavate una vittoria più larga?
“Non era una partita di calcio. Non conta chi vince e chi perde, ma unicamente chi raggiunge un risultato: prendere una decisione. Noi lo facciamo in base alle consultazioni con i nostri iscritti, in politica non c’è nulla di più semplice e democratico. Anche questo è esercizio del principio di democrazia diretta, già richiamato da alcuni nostri provvedimenti, come l’introduzione del referendum propositivo”.
Alcuni, hanno criticato la scelta di mettere ai voti su Rousseau una questione giuridicamente complessa e, per di più, con un quesito formulato in maniera equivoca. In sostanza, i vertici M5S se ne sono lavati le mani rimettendo la decisione alla base?
“Attenzione. I nostri iscritti non sono stati chiamati a dirimere l’eventuale controversia giuridica, ma ad esprimere la propria opinione su un altro aspetto: se, cioè, la decisione sia stata presa dal ministro dell’Interno, di concerto con tutto il Governo, per tutelare un interesse nazionale, o meno. I cittadini che hanno votato avevano inoltre a disposizione una serie di documenti per approfondire e votare con piena cognizione di causa. Quanto al quesito, spiegava perfettamente cosa comportasse il Sì e cosa il No. Il Movimento – può sembrare strano all’indomani della Prima e della Seconda Repubblica, lo riconosco (ride, ndr) – decide così: sulla base della volontà dei propri iscritti”.
C’è, però, chi continua a dissentire: la Nugnes ha parlato di “recessione etica e morale” del Movimento. Un’accusa pesante, non crede?
“Ovviamente non esistono soltanto quelli del 59%, ma anche quelli del 41%, basta che ogni punto di vista venga espresso nel rispetto delle differenti posizioni. La cosa bella di questi momenti di confronto è proprio questa. Poi è chiaro che occorra prendere una decisione, e questo la senatrice Nugnes lo sa: è in base a questi stessi meccanismi che finora, come iscritta al Movimento, ha contribuito alle scelte comuni e ha potuto avanzare le sue proposte”.
Poi c’è la Fattori che ha definito quello su Rousseau “un sondaggio interessante, ma non vincolante”. Chi in Aula al Senato voterà a favore dell’autorizzazione a procedere sarà espulso dal Movimento?
“Ripeto che è grazie a questi sondaggi che da anni votiamo proposte di legge e candidature, e prendiamo le decisioni. Anche il Contratto di Governo è stato votato in questo modo. Se poi si cambia idea, ci si può sempre dirigere verso altri lidi, anche se dubito che ce ne siano di così democratici!”.
A proposito del voto su Rousseau, la presidente della commissione giustizia di Montecitorio, Giulia Sarti, annunciando al Messaggero il suo Sì al processo per Salvini ha aggiunto che “anche Luigi Di Maio la pensa come me e voterà come me”. Le risulta che Di Maio si sia espresso a favore del processo e che effetto le fa sentire queste parole da una sua collega?
“Luigi Di Maio ha affermato che si sarebbe attenuto a quanto stabilito dalla votazione degli iscritti. Il resto è sempre meglio chiederlo ai diretti interessati”.