Il no di Lega e Movimento 5 Stelle alla riconferma di Luigi Federico Signorini nel ruolo di vicedirettore generale della Banca d’Italia, per ora, si è arenato sulle secche di una partita a scacchi molto più complessa di quanto non si aspettassero i due partiti che sostengono il Governo Conte. Benché lo strappo tra Bankitalia e l’Esecutivo sulla nomina del vicedirettore generale non abbia precedenti e quindi si proceda lungo un percorso tutto da scrivere, c’è un elemento che, secondo fonti vicine al dossier, renderebbe al momento priva di effetti la bocciatura di Signorini. Infatti il presidente del Consiglio dei Ministri non avrebbe comunicato formalmente alla Banca d’Italia la volontà di non voler procedere con la nomina di Signorini. Pertanto, anche volendo (e questa volontà non c’è) l’Istituto guidato da Ignazio Visco non ha i presupposti giuridici per cambiare nome.
Inoltre la mancata nomina è destinata a produrre un effetto paradossale per il Governo, cioè rafforzare i poteri di Visco, benché l’intedimento dell’iniziativa portata avanti da Lega e 5 Stelle con la bocciatura di Signorini puntasse proprio al risultato opposto cioè arginare i poteri del Governatore. Infatti la mancata riconferma del vice direttore generale di Via Nazionale ha fatto venir meno uno dei membri del direttorio della Banca d’Italia che ora si trova ad avere solo 4 membri anziché 5, ed è qui che scatta il paradosso visto che lo statuto della Banca centrale italiana prevede per tale organismo che “Le deliberazioni sono assunte a maggioranza dei presenti; in caso di parità prevale il voto del Governatore”.
Così anziché ridurne i poteri, adesso Visco, sulle questioni più controverse che saranno decise da Direttorio potrà far valere il suo doppio voto. Un trend, quest’ultimo, destinato a consolidarsi se la situazione di stallo sulle nomine del direttorio dovesse protrarsi e dovesse arrivare a scadenza anche un altro membro, visto che l’organo può continuare a funzionare fino a quando sia composto da almeno 3 persone.
Per quanto riguarda la nomina di Signorini, la questione è ora nelle mani del presidente del Consiglio Conte che ha tre strade davanti a sé. La prima: mandare avanti il nome scelto dal Direttorio e indicarlo al Presidente della Repubblica affinché lo promulghi, ed è questa la via più probabile. Anche alla luce delle parole pronunciate ieri da Matteo Salvini sulla questione Bankitalia che sembrerebbeo un impilicito via libera a tale soluzione: “Visti i disastri, è chiaro che qualcosa va cambiato. Non dico necessariamente qualcuno ma sicuramente qualcosa”.
La seconda opzione prevede che Conte scarichi tutte le responsabilità sul Quirinale affindado a Mattarella l’ingrato compito di scegliere tra uno scontro aperto con il Governo (in caso decidesse di boccciare Signorini) o scardinare una prassi che ha garantito fino ad oggi l’autonomia della Banca d’Italia e piegarsi ai desiderata di Lega e Movimento 5 Stelle.
La terza strada, meno problematica per quanto riguarda i rapporti diretti tra Conte e Mattarella, ma più gravida di incognite, è rappresentata dalla formalizzazione da parte del Presidente del Consiglio della bocciatura del nome di Signorini alla Banca d’Italia. Così facendo, però, tutte le parti in causa si troverebbero davanti a una via inesplorata.