Ormai è cosa risaputa: le elezioni amministrative non possono essere termometro per comprendere le dinamiche nazionali. Così è stato in Molise una settimana dopo il 4 marzo, così è stato questo fine settimana in Abruzzo. Per un motivo molto semplice: come spiegato ieri dal capogruppo M5S alla Camera, Francesco D’Uva, a livello regionale, a dispetto della coerenza pentastellata che preferisce candidarsi con un’unica lista obbediente al principio “mai alleati con nessuno”, le altre coalizioni si presentano con “accozzaglie” di candidati che, inevitabilmente, finiscono col “falsare” il voto.
Basta questo per capire non solo perché alcun raffronto possa essere fatto tra dimensione regionale e dimensione nazionale e, secondo aspetto, perché Luigi Di Maio non è minimamente in discussione. Certo – qualcuno potrebbe dire – è eloquente il silenzio dietro cui si è coperto il vicepremier ieri. Legittimamente le sconfitte non fanno mai piacere. Questo, però, non vuol dire che il capo politico sia sotto processo. L’analisi della sconfitta, però, è già cominciata e parte dalla constatazione che errori (questa volta sia su scala regionale che nazionale) sono stati fatti in campo comunicativo: “Dobbiamo fermarci un attimo e riflettere – ha spiegato ancora D’Uva – In pochi mesi di governo il Movimento ha ottenuto importanti risultati per i cittadini. Penso a Quota 100, Reddito di cittadinanza, taglio dei vitalizi, Spazzacorrotti, lotta al precariato, stop alle delocalizzazioni, fine alla pubblicità del giorno d’azzardo. Tante cose. E non ci siamo mai fermati un attimo a spiegare bene tutto quello che siamo riusciti a fare per i cittadini”.
Un concetto ribadito anche da Stefano Patuanelli, capogruppo M5s al Senato, che ha sottolineato proprio come, per via di dinamiche nettamente differenti a livello regionale e difficili da scardinare, il Movimento continua dritto per la sua strada. Non è un caso che tra i parlamentari si sia certi di una cosa: l’appuntamento con la prima Regione a 5 Stelle non è affossato, ma solo rimandato.
C’è, però, chi non la pensa allo stesso modo. Certamente, infatti, la sconfitta pentastellata in Abruzzo ha ringalluzzito la piccola ala di dissidenti che, ovviamente, ritiene che il risultato abruzzese sia conseguenza di principi traditi e di un’alleanza innaturale con la Lega di Matteo Salvini. A parlare è stata, tra gli altri, Elena Fattori, senatrice su cui pende ancora una “posizione” aperta presso i probiviri pentastellati. Il suo commento, su Facebook, è stato sibillino ma evidentemente chiaro: “Non si può sconfiggere chi non si arrende mai. Si tratta solo di ricominciare da dove ci eravamo lasciati”. Ancora più dura è stata Paola Nugnes, che è intervenuta sugli interventi di Alessandro Di Battista in campagna elettorale: “Se si voleva, in qualche modo, usare Di Battista per aumentare i consensi, mitigare le perdite, ri-bilanciare le posizioni, se ne è fatto un uso pessimo. Non credibile da nessun punto di vista. O si è sottovalutata la gente o si è sovrastimata la capacità comunicativa di un messaggio privo di contenuto”.