L’Europa avverte l’Italia: se il Governo rinuncerà formalmente alla realizzazione della Torino-Lione i fondi verranno redistribuiti per altri progetti europei. E così si scopre il bluff dei fondi da restituire in caso di stop all’opera: non ci sarà un bel niente da restituire dal momento che di quei fondi l’Italia non ha ancora ricevuto un solo centesimo.
Un nuovo monito, quello arrivato dalla commissaria Ue ai Trasporti, Violeta Bulc, dinanzi al quale il premier Giuseppe Conte non fa una piega: “All’esito dell’attività istruttoria ci riuniremo e decideremo collegialmente”. Sulla stessa linea il suo vice Luigi Di Maio: “Con la Lega si troverà una soluzione, come abbiamo sempre fatto”. Soluzione che, però, insiste il leader M5S, non potrà prescindere dall’esito dell’analisi costi-benefici, già consegnata a Parigi e Bruxelles ma non ancora al Parlamento né alla Lega, e che conterrebbe una bocciatura senza appello del Tav con un saldo negativo tra costi e benefici tra i 6 e i 7 miliardi.
L’analisi, in ogni caso, darà “un risultato chiaro, non ci saranno dubbi”, precisa Marco Ponti, consulente della struttura tecnica di missione del Mit, guidato da Danilo Toninelli, che ha redatto il documento. Ma le posizioni di Lega e Cinque Stelle sulla Tav restano distanti. “Sono sicuro che l’analisi costi-benefici ci dirà che è un’opera che non sta in piedi”, ribadisce Di Maio.
“Se io ho speso dei soldi per scavare un buco nella montagna è meglio che spendo altri soldi per finirlo quel buco, non per chiuderlo”, risponde a distanza Matteo Salvini. “Non si può dire no a tutti dappertutto in nome dell’ambientalismo da salotto. A non toccare niente, viene giù tutto”, dichiara, sostenuto dal sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che ricorda come ora il problema vada “gestito politicamente”. Non appena l’analisi sarà resa nota anche al Parlamento. Dove la Lega vuole spostare la partita.