“Non abbiamo parenti nei Cda delle banche, non facciamo telefonate chiedendo “abbiamo una banca?…”. Il relatore al decreto Carige, Davide Zanichelli (M5S), va dritto al punto: “Taluni amici dei banchieri si sono anche rivelati vicini alla politica. Siamo i primi a voler fare i nomi. Nell’interesse dei risparmiatori che devono sapere”.
Sono in tutto 87, dei quali 8 dei Cinque Stelle, gli emendamenti al decreto Carige. Plausibilmente, quanti di questi saranno accolti, magari con il suo parere favorevole di relatore?
“Al momento stiamo ragionando in seno alla maggioranza per trovare una sintesi. Siamo fiduciosi che il testo sarà migliorato nell’interesse di una maggior trasparenza della situazione di Carige”.
A leggere gli emendamenti proposti dai Cinque Stelle se non è un giro di vite poco ci manca: qual è il vostro obiettivo?
“L’obiettivo è risolvere quelle criticità che negli anni hanno portato ad avere diverse crisi bancarie di istituti grandi e piccoli. Quello che vogliamo fare è risolvere questi problemi alla radice, in particolar modo dissuadendo dai cosiddetti “prestiti facili” agli amici dei banchieri che si rivelano poi insolventi per cifre milionarie. Questi sono grossi prestiti il cui deterioramento viene scaricato sui risparmiatori e comporta un costo del credito maggiore per gli onesti pagatori”.
Alle più recenti crisi degli Istituti di credito ha concorso in effetti anche il vecchio vizio di usare le banche come bancomat per gli amici degli amici: molti crediti non sono stati restituiti e spesso i nomi dei debitori insolventi sono rimasti coperti da segreto. Come contate di intervenire su questo particolare aspetto?
“Taluni ‘amici’ dei banchieri si sono anche rivelati vicini alla politica. Il Movimento Cinque Stelle da questo punto di vista ha le mani libere. Non abbiamo parenti nei Cda delle banche, non facciamo telefonate chiedendo “abbiamo una banca?” come fece Fassino. Siamo i primi a voler fare i nomi. Nell’interesse dei risparmiatori che devono sapere. Dunque su questo punto stiamo lavorando seriamente e presto ci saranno aggiornamenti”.
In molti casi il conto salato delle crisi bancarie è ricaduto, oltre che sui risparmiatori, anche sullo Stato. Avete pensato ad un meccanismo che possa alleggerire gli effetti delle crisi per le tasche dei contribuenti?
“Il principale meccanismo, come detto, è la prevenzione. Che si ottiene dissuadendo e punendo i reati bancari e rendendo più efficace la vigilanza. È la strada più difficile ma ci stiamo lavorando. Qualora la prevenzione non fosse sufficiente, le soluzioni di mercato possono funzionare, se neanche queste fossero sufficienti allora occorre ricordare che, se lo Stato mette denaro pubblico, deve diventare proprietario della banca”.
E riguardo alle pressioni – in molti casi documentate – esercitate sui clienti delle banche da parte dei dipendenti per vendere prodotti finanziari spesso a risparmiatori inconsapevoli cosa contate di fare?
“Anche da questo punto di vista alcuni colleghi del Movimento Cinque Stelle hanno avanzato proposte per impedire le indebite pressioni sulle vendite, che hanno portato a distorsioni e all’improprio collocamento di prodotti finanziari a ignari risparmiatori che si sono trovati con un pugno di mosche. Questo perché i filialisti o i promotori erano impropriamente incentivati a collocare titoli dell’istituto di cui facevano parte, venendo meno così alla tutela degli interessi dei risparmiatori. Il sistema bancario si basa sulla fiducia. E quella vogliamo tutelare. Se un risparmiatore si rivolge a una Banca, deve potersi fidare”.