Decidono contenziosi che valgono 30 miliardi l’anno. Dai quali dipende, in molti casi, il destino di migliaia di piccole e medie imprese. “Ma anche la tenuta del nostro tessuto economico e sociale e la fiducia del cittadino nello Stato”, spiega a La Notizia, la deputata M5S, Vita Martinciglio. Prima firmataria di una proposta di legge, depositata lunedì scorso in commissione Finanze a Montecitorio, che rivoluziona la giustizia tributaria.
L’obiettivo dichiarato della riforma è quello di creare una vera e propria magistratura tributaria accanto a quella ordinaria, amministrativa, contabile e militare. “Una quinta magistratura, autonoma e indipendente, formata da magistrati professionisti a tempo pieno ed esclusivo reclutati mediante concorso pubblico con prove di esame mirate alla specificità della materia tributaria e fiscale”. Una metamorfosi necessaria, rispetto all’assetto attuale, per assicurare, da un lato, “un’effettiva tutela giurisdizionale dei diritti dei cittadini garantendo un corretto utilizzo della leva fiscale” e, dall’altro, “il riconoscimento delle pretese erariali nel rispetto dei principi del giusto processo di cui all’articolo 111 della Costituzione”, spiega la proponente.
Una strada obbligata, secondo la Martinciglio, “per garantire ai contribuenti e al fisco l’effettiva terzietà e imparzialità del giudice e una giustizia tributaria che sia proficua sia sul piano dell’efficienza che su quello della qualità, una giustizia funzionale e funzionante”. Insomma, una rivoluzione, che comincia dalla nuova denominazione: dalle Commissioni tributarie al Tribunale Tributario e Corte d’Appello Tributaria (organo di secondo grado) organizzati in distretti regionali. Ma non è tutto.
I magistrati tributari, selezionati per concorso, saranno affiancati da giudici tributari onorari monocratici che potranno decidere, però, solo cause con valore fino ai 3000 euro, catastali e di ottemperanza e i procedimenti di mediazione in mancanza di accordo fra le parti in una fase antecedente a quella processuale. E non finisce qui. Sia i magistrati tributari che i giudici tributari onorari, in tutto circa 900, saranno soggetti a formazione annuale obbligatoria e a valutazioni professionali quadriennali.
Alle Corti di Appello Tributarie si accederà solo tramite concorsi interni e dopo una comprovata esperienza specifica maturata all’interno dei tribunali specializzati. La proposta di legge contiene anche una norma transitoria: ai nuovi Tribunali Tributari e alle Corti di Appello Tributarie verranno affidate le sole cause instaurate a partire dall’entrata in vigore della riforma, mentre l’arretrato verrà lasciato in decisione a sezioni stralcio composte da giudici delle cessate Commissioni tributarie non riassorbiti nel nuovo ordinamento.
“Il primo passo sarà il trasferimento della gestione e dell’organizzazione degli organi della nuova magistratura tributaria dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) alla Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso la gestione unica da parte dell’organo indipendente di autogoverno, il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria – conclude Martinciglio -. Non è possibile pensare di continuare ad avere una magistratura tributaria che opera nell’orbita del ministero dell’Economia quando è lo stesso Mef, attraverso l’Agenzia delle Entrate, a produrre quasi il 80% dei contenziosi fiscali. È una situazione paradossale”.