di Gaetano Pedullà
E no, caro Enrico Letta, non ci siamo. Com’era scontato, ieri l’Italia ha ricevuto la promozione di Bruxelles. Tutto è perdonato. L’eccesso di deficit è in archivio. La mossa libererà un po’ di risorse e noi tutto il giorno a ringraziare. Di che? In Europa ci sono sei paesi – Spagna, Francia, Olanda, Polonia, Portogallo e Slovenia – che presentano conti con il doppio del nostro deficit, se ne infischiano dei vincoli e per di più fanno la voce grossa. Prendiamo Francois Hollande. La Francia ha un deficit del 3,9% e le stime dicono di un aumento al 4,2% nel 2014. Come Roma, anche Parigi sempre ieri ha incassato un “aiutino” dalla Commissione Ue. Avrà più tempo per rientrare nei parametri. Ovviamente a patto che la Francia faccia i suoi compiti a casa, e qui giù con la stessa tiritera di raccomandazioni fatta anche all’Italia: tagliare la spesa, ridurre gli sprechi, fare le riforme e compagnia cantando. Risultato: da Palazzo Chigi Letta ringrazia. Dall’Eliseo Hollande spara a zero. “La Commissione europea non deve dettare alla Francia quello che deve fare, soprattutto per quanto riguarda le pensioni”, ha risposto a muso duro il presidente. Per quanto riguarda le riforme strutturali – ha detto – siamo noi che decidiamo quale sarà il percorso giusto per raggiungere l’obiettivo. Il compito della Commissione è dire semplicemente che la Francia deve consolidare i suoi conti”. Ecco, caro presidente Letta, sta qui il primo passo da fare per spazzare via la crisi che sta affondando l’Italia. Meno sudditanza da Bruxelles e ancor di più da Berlino, maggiore iniziativa e capacità di battere i pugni per riattivare una spesa pubblica sana e produttiva. L’Italia è un grande Paese, con energie straordinarie. Non facciamoci mettere all’angolo. Batta un colpo. Se no ci spieghi a che altro serve un governo delle larghe intese e delle strette possibilità come il suo.