Quella di Di Maio e di Di Battista riguardo al “dominio monetario francese” su 200 milioni di africani, non è una provocazione. Anzi, “il messaggio è chiaro e pienamente condivisibile”. La capogruppo M5s in commissione Esteri, Sabrina De Carlo, va dritto al cuore della questione. “Dobbiamo renderci conto che finora abbiamo guardato il dito e non la luna, combattendo, invano, gli effetti al posto delle cause. Ora è il momento di andare dritti al problema”.
Da qui nasce la richiesta di sanzioni avanzata da Di Maio all’Ue?
“Certo. Ma non è da intendersi solo per la Francia, ma per tutti quei Paesi che, sulla base di antiche conquiste coloniali, continuano a sfruttare l’Africa e gli africani”.
Quali sono le responsabilità di Macron?
“Ha una doppia responsabilità. La prima è di natura politica perché come presidente della Repubblica Francese ha un controllo geopolitico su circa 200 milioni di africani. Persone che in questo caso sono – di fatto- impossibilitate ad ottenere piena indipendenza economica”.
La seconda?
“È di natura morale, perché consapevole del ruolo francese nella partita africana si erge a moralizzatore dell’Europa, arrivando talvolta a tacciare il nostro governo di essere “cinico e irresponsabile”, salvo poi venire di nascosto e per mezzo dei suoi gendarmi a scaricare (letteralmente) migranti sul suolo italiano”.
Però la Francia ha smentito le accuse mosse da Di Battista…
“La Francia che smentisce le parole di Alessandro smentisce anche Jacques Chirac che nel marzo 2008 affermava: “Senza l’Africa, la Francia scivolerebbe a livello di una potenza del terzo mondo”, e smentisce anche Francois Mitterrand che nel 1957 affermava: “Senza l’Africa la Francia non avrà storia nel 21mo secolo”. Non si possono smentire verità che sono sotto gli occhi di tutti”.
Sta dicendo che la Francia non ha interesse ad affrontare il problema?
“È normale che si incontrino delle resistenze quando si toccano alcune certezze. L’abbiamo visto anche noi, per altre questioni, come quelle del taglio dei vitalizi. Ma crediamo che alla fine convinceremo non solo la Francia, ma tutto il resto dell’Europa a fare la propria parte. Il problema delle migrazioni è stato finora relegato in un angolo, tanto c’era sempre chi era pronto ad intervenire in cambio di una mancetta. Ma ora nessuno può più girarsi dall’altra parte”.
Che ne è stato dell’impegno dell’Ue ad una gestione condivisa sui migranti?
“Nonostante lo scorso giugno si siano raggiunte conclusioni importanti, a distanza di mesi continuiamo a vedere una Ue statica, priva di quella forza necessaria ad imprimere una svolta decisa e risolutiva sulla questione dei migranti. Il tema è certamente centrale nella nostra agenda, come in quella delle altre cancellerie Ue e chiaramente le responsabilità sono molteplici. Detto questo, la linea del nostro governo è altrettanto chiara e inequivocabile: una riforma del sistema europeo di asilo, che porti ad uno spirito più forte, più equo, più responsabile e condiviso, è improrogabile. Ovviamente questo processo non può che passare da una modifica seria del regolamento di Dublino”.
Riportando i migranti in Libia non c’è però il rischio di consegnarli alla tortura?
“Chiariamo un punto fondamentale. Le persone in questione si trovavano in area Sar libica e il coordinamento dell’operazione è stato comunque effettuato dalle autorità libiche. La situazione per chi era a bordo si è sempre di più aggravata e non si poteva perdere altro tempo. Era necessario che si trovasse una soluzione per salvare le vite in mare. Ma al di là del singolo caso qui ritorniamo alla questione della responsabilità sui Paesi africani. L’insicurezza, il caos, la violenza regnano sempre dove non c’è democrazia, bisogna ripartite da lì. Altrimenti Paesi come la Libia saranno sempre posti insicuri e se non cambierà mai niente: le violenze continueranno e noi saremo costretti a tappare i buchi ormai troppo grandi per essere tappati”.