“Era il primo impegno delle politiche del 2013, una grande battaglia portata avanti nei cinque anni della scorsa legislatura e a cui Gianroberto Casaleggio teneva tantissimo così come Beppe Grillo. E il primo punto del nostro programma alle ultime elezioni – insieme al superamento della legge Fornero – poi confluito nel contratto di Governo”. Insomma, per dirla con le parole della presidente M5S della commissione Lavoro del Senato, Nunzia Catalfo, la data del via libera al decreto su Reddito di cittadinanza e Quota 100 va segnata sul calendario come “un giorno storico”.
Partiamo dal Reddito di cittadinanza. Quale sarà l’impatto sociale di questa misura?
“Questo provvedimento restituisce dignità a cinque milioni di famiglie italiane che, a causa della crisi, sono rimaste indietro e che sono in povertà assoluta. Con il Reddito di cittadinanza non facciamo che dare attuazione ai principi sanciti dalla Costituzione ma a lungo rimasti inapplicati. E lo facciamo mettendo al centro l’occupazione: l’investimento in politiche attive per il reinserimento nel mondo del lavoro, attraverso la riorganizzazione dei Centri per l’impiego, resta uno degli elementi qualificanti di questa misura”.
L’Ok al decreto è arrivato dopo un rinvio e alcuni aggiustamenti: cosa è cambiato?
“Nella sostanza non cambia molto. Il tempo trascorso tra l’approvazione della Manovra e la presentazione del Decreto è stato tutto sommato celere ed è servito a renderlo migliore”.
E a parte l’aspetto formale?
“Si è intervenuti sulle famiglie con portatori di disabilità, che rientravano nella platea dei beneficiari già nella stesura originaria del Decreto. La tutela è stata ulteriormente rafforzata: per esempio, il familiare di un disabile grave o non autosufficiente sarà esonerato dagli obblighi previsti per ottenere il Reddito. Così come chi si prende cura di un minore che ha meno di 3 anni di età”.
Passiamo a Quota 100. Cosa cambia con il nuovo decreto?
“Sono stati risolti alcuni aspetti tecnici, come quello del Tfs degli Statali. Ma resta fermo il principio cardine: si potrà andare in pensione diversi anni prima rispetto ai limiti della Fornero. Ciò detto, verrà bloccato anche l’adeguamento all’aspettativa di vita per i precoci e saranno rifinanziate Ape Sociale e Opzione Donna”.
Qual è il risultato del combinato disposto delle due misure?
“Con il Reddito si punta al sostegno al reddito e al reinserimento nel mondo del lavoro, con Quota 100 si accompagnano in uscita i lavoratori per favorire il ricambio generazionale. Una misura è consequenziale all’altra”.
Dal Pd obiettano che il Reddito di cittadinanza è una fotocopia del Reddito d’inclusione…
“Assolutamente no. Il precedente Governo ha trascurato gli investimenti in politiche attive, in formazione e in personale che seguisse il disoccupato per il reinserimento nel mondo del lavoro. Non a caso qualche mese fa il Rei si bloccò perché il reinserimento non funzionava. Con il Reddito di cittadinanza, al contrario, il sostegno al reddito è strettamente legato al percorso formativo attraverso i centri per l’impiego, le agenzie per il lavoro, gli enti di formazione, i servizi sociali del Comune e le Regioni. La differenza è sostanziale, anche nell’ammontare dell’assegno”.
Qui c’è la seconda obiezione: se i beneficiari sono 5 milioni e le risorse 6 miliardi, come farete a dare a tutti 780 euro?
“In molti casi il reddito di cittadinanza integrerà un reddito che viene già percepito. Solo alle famiglie a reddito zero sarà corrisposta l’intera cifra”.
Qualche esempio pratico?
“Un single che ha un reddito da lavoro, magari occasionale, di 200 euro e vive in una casa in affitto percepirà 580 euro al mese come integrazione. Un single con lo stesso reddito, ma con una casa di proprietà e il mutuo da pagare, percepirà 450 euro. A un single con reddito zero e casa in affitto andrà invece l’intero importo di 780 euro”.