“Quando vedo come agisce la Bce mi ricorda un po’ il Gosplan sovietico”. L’economista Giulio Sapelli è fatto così: basta una semplice battuta, una semplice similitudine (in questo caso tra Bce e la pianificazione economica dell’Urss) per aprire uno squarcio analitico e originale su un dato tema. “Le autorità indipendenti – spiega il professore – sono un’invenzione abbastanza recente. Con la Bce siamo davanti a un qualcosa in più: è una banca che ha un potere di vigilanza immenso su un intero continente e che riguarda decine di migliaia di banche. È già difficile vigilare dall’alto negli Stati nazionali, si immagini se sia possibile vigilare su un intero continente proponendo politiche serie di governance bancaria valide per tutti”.
In questo senso il Gosplan?
“Esattamente. Per non parlare delle politiche portate avanti contro la deflazione…”.
Giudizio?
“Assolutamente negativo: abbiamo inondato il mondo di liquidità e poi non siamo riusciti a tirare su i prezzi dall’1,2-1,3. È chiaro che poi arriva la crisi economica. Chiamiamo l’inflazione il 2%: una follia”.
Da che cosa dipendono questi fallimenti secondo lei?
“La Bce non è né una banca centrale perché non è un prestatore in ultima istanza e non lavora sui mercati stranieri; non ha di mira la crescita ma solo la stabilità monetaria; e quando lavora sulla stabilità monetaria ha effetti disastrosi tanto con Trichet quanto con Draghi”.
Però continuano a intervenire in modo netto.
“Dovrebbero invece star zitti e chinare il capo. Ma dopotutto siamo seduti su una macchina mal congegnata: non può che venirne fuori una catastrofe”.
Secondo lei è una questione di politiche economiche sbagliate o è errata l’idea stessa iniziale della Bce?
“L’idea stessa. È stata concepita copiando lo statuto della Bundensbank: è stata una follia aver concepito una banca centrale che ha come fine solo quello di evitare l’inflazione e non quello di occuparsi anche della crescita, come la Federal Reserve. Questo modello assurdo è stato trasferito dalla Germania, un Paese che era stato diviso e che aveva dietro di sé non solo l’orrore nazista ma anche l’iper-inflazione”.
Il risultato è ciò che vediamo oggi.
“Hanno sottratto potere alle banche nazionali, le hanno svuotate e le hanno portate alla catastrofe: la più grande banca tedesca, la Deutsche Bank, è tecnicamente fallita”.
Juncker, però, ha fatto mea culpa sulle politiche di austerity.
“Mi ricorda quello che Aristotele diceva della tragedia”.
Cioé?
“La tragedia è imitazione di qualcosa che accade e attraverso questa imitazione c’è la catarsi delle passioni che sono appunto rappresentate. E Juncker e Angela Merkel imitano il pianto, la lamentela. E lo fanno perché sono terrorizzati dal prossimo voto europeo”.