Gregorio De Falco, lo sappiamo bene, non è più un senatore del Movimento cinque stelle. Dopo tante polemiche e tante critiche espresse specie sul decreto Sicurezza, nel pieno delle feste natalizie è arrivata la decisione dei probiviri che hanno espulso l’ex ufficiale della Capitaneria di Porto, diventato illustre per quel “salga a bordo, c…!” urlato al comandante Francesco Schettino in occasione della tragedia della Costa Concordia. L’espulsione, però, pare non essere piaciuta a De Falco che ora, a ogni pié sospinto, non perde occasione per attaccare non solo la Lega ma anche i Cinque stelle.
Dopo l’arresto di Cesare Battisti, per dire, intervistato da La Stampa, il senatore ha dichiarato: “Quello messo in piedi da Salvini e Bonafede a Ciampino, per il ritorno di Cesare Battisti in Italia, è stato uno show poco rispettoso delle istituzioni”. Ma c’è di più. Perché, a quanto pare, la “guerra” non è fatta solo di dichiarazioni ma anche di veri e propri atti parlamentari. E così il 10 gennaio, all’insaputa dei più e forse dello stesso Movimento, De Falco decide di presentare un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e a quello dei Trasporti, Danilo Toninelli.
Oggetto del contendere, manco a dirlo, la questione degli sbarchi. Il discorso di De Falco parte dalle dichiarazioni di Salvini sulla chiusura dei porti. “Si tratta di materia di competenza esclusiva del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti”, chiosa l’ex M5s. Ed è da qui che De Falco parte per sfidare i gialloverdi, chiedendo a Toninelli e Salvini “quali siano i provvedimenti che i Ministri in indirizzo avrebbero emanato con i quali sia stata determinata la chiusura dei porti, e se intendano renderli pubblici, in modo da poterne conoscere e valutare le motivazioni”. Ma si spinge addirittura oltre minacciando il Governo perché, “qualora siffatti provvedimenti non esistessero, come si ritiene, o non fossero stati resi pubblici, si configurerebbe la possibilità di una lesione ai diritti umani e dunque la possibilità di agire per la loro tutela, anche presso le Corti europee”.
Ma il giallo non finise qui. A firmare l’atto parlamentare, infatti, non è solo De Falco ma anche un’altra dissidente, ad oggi però ancora interna al Movimento. Parliamo di Elena Fattori. Anche lei, sappiamo, ha espresso più e più volte critiche nei confronti del Decreto Sicurezza. E anche lei (esattamente come i colleghi Paola Nugnes, Matteo Mantero e Virginia La Mura) si era astenuto dal voto di fiducia al Decreto. Una scelta che la porterà ad essere giudicati (e forse sanzionati) dai probiviri del Movimento.
A quanto pare, però, la Fattori ha accelerato le pratiche rispetto anche agli stessi probiviri, firmando un’interrogazione che, di fatto, è un’aperta dichiarazione di guerra ai gialloverdi. Come farà a restare in maggioranza chi, legittimamente, postula la possibilità di agire anche presso le Corti europee perché il Governo avrebbe con le sue politiche violato i diritti umani? Anche lei, insomma, sta abbandonando la nave. Come De Falco.