Prima erano i migranti, ora è la Torino-Lione. La sinistra, ormai senza un partito forte di riferimento, finisce con l’attaccarsi a tutto pur di dar contro alla maggioranza gialloverde. E così, nell’attesa di conoscere i risultati ufficiali della relazione costi/benefici sul Tav, il Pd annuncia battaglia e si dichiara pronto a combattere per un referendum. A parlare è stato su tutti il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, che parlando delle differenti valutazioni che vengono fatte sull’opera da Lega e Movimento 5 Stelle ha sostenuto che si tratta di “un’altra crepa nel governo”. “Chi vincerà lo scontro? Bisognerebbe chiederlo a Di Maio o a Salvini – ha aggiunto – Certamente, l’esito non sarà comunque positivo per il Paese e per il Piemonte, perché determina una situazione di incertezza”.
Da qui l’apertura dello stesso Chiamparino ad un referendum sull’opera: “Se il Governo dirà no al Tav, chiederò al Consiglio regionale di indire con apposita legge un referendum consultivo al quale, se lo riterranno, potranno unirsi i colleghi di Veneto, Lombardia, Valle d’Aosta, e Liguria, in modo da avere una grande giornata in cui tutto il Nord Italia si pronunci su un eventuale decisione di bloccare il Tav”. E non a caso a stretto giro è arrivata l’apertura anche del governatore lombardo Attilio Fontana, in quest’insolita alleanza Lega-Pd contro i Cinque stelle. “Ribadisco quello che ho sempre detto: il Tav è un’opera che serve e che va fatta. Se per raggiungere questo obiettivo è necessario un referendum faremo anche questo”, ha detto il presidente della Regione Lombardia.
In attesa di conferme ufficiali sul contenuto (l’esito negativo è dato per scontato), anche nel Governo la partita Tav provoca alcune crepe. Sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio hanno sottolineato di non aver letto il documento, ma al netto di ciò che vi è scritto entrambi hanno ribadito la loro linea politica: M5s contrario, Lega a favore. E se il dossier fornisse un verdetto negativo per l’infrastruttura? “Nessuno di noi vorrebbe né potrebbe fermare una richiesta di referendum”, ha fatto sapere il leader del Carroccio, che ha di fatto dettato la strada da seguire dopo la diffusione dell’analisi chiesta dal ministero giudato da Danilo Toninelli. La consultazione popolare invocata dal vicepremier leghista, però, potrebbe creare l’ennesima tensione nell’esecutivo, con i 5 Stelle da sempre fermi su posizioni nettamente contrarie all’Alta Velocità.
Il Carroccio intanto ha confermato che sabato 12 gennaio sarà in piazza a Torino per partecipare al flash mob per il Sì al Tav. “La Lega non ha mai avuto dubbi”, ha detto il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, “il Tav va realizzatae”. Il ministro Toninelli, da parte sua, ha assicurato che i tempi per la decisione non saranno lunghi, sottolineando che il dossier “è arrivato ieri pomeriggio (due giorni fa, ndr), è sottoposto al vaglio di conformità da parte della struttura tecnica come è evidente perché va verificata la completezza del documento. Lo condividiamo con la Francia – ha concluso – come abbiamo detto, lo facciamo molto velocemente”.
Toninelli ha poi assicurato che ci sarà un confronto nella maggioranza: “È scritto nel contratto di Governo”, ha confermato, sottolineando che dopo la condivisione con la Francia e la commissaria Ue Bulc “renderemo pubblica l’analisi e apriremo il dibattito generale e il dibattito all’interno della maggioranza”. E l’ipotesi referendum? “Se ne parla solo in caso di necessità”, ha detto Toninelli, che in serata su Facebook ha precisato che non c’è alcuna melina sul dossier: “verrà pubblicato dopo tutti gli step e dopo una totale condivisione nel Governo”. Trasparenza prima di tutto. Anche sul referendum: “Ben venga, ma a patto che sia avveduto e informato”.