“Far recuperare ai cittadini la fiducia nella giustizia”. Il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, sintetizza così lo scopo della sua mission. Il primo passo è già stato fatto con il via libera alla legge spazzacorrotti, assicura il ministro del Movimento 5 Stelle sebbene la strada sia ancora lunga. C’è da assicurare “una giustizia che azzera le distanze” con i cittadini, “anche fisicamente”. Anche attraverso il piano degli sportelli di prossimità. Senza contare la riforma del processo penale e di quello civile. Non è una priorità, invece, la separazione delle carriere dei magistrati. Lo è semmai “quella fra giudici e politici”, spiega il ministro che punta ad eliminare “le porte girevoli” fra politica e magistratura. Progetti ambiziosi, che richiedono tempo. Magari un’intera legislatura. Nonostante in molti siano pronti a scommettere che questo Governo non arriverà alla naturale scadenza della legislatura. Una scommessa che, però, il ministro Bonafede sconsiglia di fare. “Quante volte chi è stato eletto ha completamente messo da parte il programma? Qui invece il programma, il contratto, viene prima delle forze politiche. Siamo nella terza Repubblica”.
Il ddl anticorruzione con dentro il daspo ai corrotti è diventato legge. Lo slogan che lo ha accompagnato è stato: “Tratteremo i corrotti come i mafiosi”. Possiamo considerare questo provvedimento come il manifesto programmatico del suo mandato ministeriale?
“La legge Spazzacorrotti nasce da lontano, dalle battaglie di legalità di Beppe Grillo e del Movimento. Mafia e corruzione sono due facce della stessa medaglia. Oggi come allora riteniamo che la corruzione sia un male che deve essere debellato. Per i suoi risvolti economici, sul mercato interno e gli investimenti esteri, e sociali. Il mio obiettivo come ministro è far recuperare ai cittadini la fiducia nella giustizia, questo è certamente un fondamentale passo avanti in questo senso”.
Eppure ci sono voluti tre passaggi parlamentari per cancellare al Senato la norma salva-Lega sul peculato introdotta in prima lettura alla Camera col voto segreto. Evidentemente, tra i vostri alleati, qualcuno aveva piani diversi sull’argomento?
“Questo non posso saperlo, perché il voto era segreto, quello che posso dire è che in seguito a questo ‘incidente’ la legge è stata approvata ben prima del previsto. Va detto, infatti, che la Lega ha mantenuto la parola e prima di Natale abbiamo approvato la legge. In tutto il percorso della legge Salvini si è dimostrato un partner affidabile”.
Dai penalisti sono arrivate critiche contro questo provvedimento, in particolare contro la norma che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Erano critiche attese?
“Sì, per questo abbiamo deciso, anche accogliendo le loro istanze, di farla entrare in vigore a gennaio 2020, il tempo utile a varare la riforma del processo penale, così come d’accordo con la Lega. Già la scorsa settimana ho incontrato il ministro Bongiorno e abbiamo gettato le basi. Mi confronterò con tutti gli addetti ai lavori, ascolterò tutti, poi tireremo la linea”.
Meno attese erano, forse, le critiche contenute in un parere del Csm alla norma blocca-prescrizione. Lei nei mesi scorsi aveva detto senza giri di parole che parte delle toghe fa politica: la recente decisione del Csm conferma la sua convinzione?
“Rispetto il parere di tutti, figuriamoci quello del Csm. Ho deciso di tirare fuori la giustizia dal pantanto in cui la politica l’ha tenuta per vent’anni e resto di questa idea, per cui non faccio polemica. In ogni caso non è vero che i magistrati sono contrari, è stata una delle richieste dell’Anm e i magistrati che ho incontrato mi hanno dato pareri favorevoli”.
A proposito di magistratura, il tema della separazione delle carriere tra requirenti e giudicanti si è riproposto ciclicamente, negli anni, nell’agenda politica. Qual è la sua posizione sull’argomento e ritiene che il Governo debba intervenire ed eventualmente in che modo?
“Più che sulla separazione delle carriere fra magistrati, farei quella fra giudici e politici: dovremmo eliminare le porte girevoli fra politica e magistratura. Dopo che si è fatta politica non si può tornare a fare il pm o il giudice, la naturale neutralità di cui deve essere ammantato un magistrato viene meno agli occhi dei cittadini”.
Dopo la riorganizzazione degli Uffici giudiziari, e il conseguente taglio delle sedi, varata nella passata legislatura, avete avviato la sperimentazione dei cosiddetti sportelli di prossimità per colmare le distanze, anche geografiche, tra cittadini e Giustizia. L’obiettivo è ambizioso, la cura prescritta sarà sufficiente?
“Tengo molto al progetto degli sportelli di prossimità, ho detto agli uffici di impegnarsi molto in questo senso con l’obiettivo, un po’ ambizioso, di aprirne mille nel prossimo anno. Il concetto degli uffici di prossimità risponde all’esigenza di una giustizia che azzera le distanze ed è più vicina ai cittadini. Anche fisicamente. L’effetto moltiplicatore dei servizi che possono essere erogati e l’autosostenibilità del progetto mi fanno ben sperare. Mi rendo conto che non è sufficiente a rimarginare le ferite ancora aperte lasciate dalla chiusura di tante sedi giudiziarie, infatti ho concesso la proroga a quelle sedi che ancora non erano state chiuse”.
Riforma del processo civile: a che punto siamo e che tempi prevede?
“Abbiamo delle idee che riteniamo possano incidere in maniera decisiva sulla velocizzazione dei tempi del processo civile, anche su un nuovo approccio al processo. Puntiamo a giungere alla decisione del giudice in pochissime udienze e alla soluzione stragiudiziale di molte controversie. L’obiettivo è presentare la riforma del processo civile e del processo penale entro giugno”.
La Manovra è in dirittura d’arrivo. Governo e M5S hanno portato a casa la misura simbolo del proprio programma con il reddito di cittadinanza. Eppure in questi primi mesi di legislatura, i sondaggi hanno registrato una costante crescita della Lega e una flessione del Movimento. Come se lo spiega e la preoccupa?
“Sa bene che non abbiamo mai guardato troppo i sondaggi, non cominceremo certo ora. Il Movimento 5 Stelle è impegnato a realizzare quanto promesso, parlano i fatti e sono certo che i cittadini sapranno premiarlo al momento del voto. Ci stiamo occupando dei problemi della gente e del Paese, ciò di cui non si sono occupati i partiti fino a oggi, chiusi a riccio a risolvere i propri di problemi”.
Chiusa la sessione di Bilancio inizierà la corsa verso le Europee di primavera. Con quali obiettivi?
“L’obiettivo è la creazione di una nuova famiglia europea, sul solco di quelli che sono i principi ispiratori del Movimento 5 Stelle. Ci sono tante forze in Europa che si ispirano a noi, è ora di riunirle tutte insieme per provare a cambiare veramente l’Ue. Un’Europa dei cittadini, un progetto non ha a che vedere né con la destra sovranista, né con la sinistra. Restiamo coerenti con noi stessi”.
Vi ritroverete alleati di Governo con la Lega in Italia, ma avversari in campagna elettorale per le Europee…
“Anche nelle elezioni locali ci troviamo contrapposti. Il tema è chiaro: il governo è retto da un contratto sottoscritto dai due schieramenti sul livello nazionale. Per il resto ognuno per conto suo”.
Secondo l’opposizione e diversi commentatori, le Europee potrebbero segnare la fine dell’Esecutivo. Lei è davvero convinto che il Governo Conte durerà cinque anni e perché?
“Io credo nell’innovazione portata dal Governo Conte. Per la prima volta tutti gli impegni di Governo sono scritti nero su bianco e tutti i cittadini possono leggere e verificare in prima persona se quegli impegni sono stati rispettati o meno. Quante volte chi è stato eletto ha completamente messo da parte il programma? Qui invece il programma, il contratto, viene prima delle forze politiche. Siamo nella terza Repubblica”.