L’appuntamento è per mezzanotte. Il consiglio è quello di tenere a portata di mano il thermos del caffè e armarsi di santa pazienza. Perché il voto di fiducia del Senato per la legge di Bilancio è previsto nella notte, posto su un maxiemendamento più volte annunciato che dovrebbe arrivare solo all’ora di pranzo di domani e che bisognerà approvare quasi alla cieca, dopo sei giorni in cui l’esame della commissione competente è stato pressoché nullo, inchiodato nell’attesa degli accordi da Bruxelles.
Ecco perché il calendario dai ritmi serratissimi per portare a casa il provvedimento, stabilito dalla maggioranza, ha scatenato la polemica delle opposizioni, che hanno chiesto senza successo di allungare i tempi per consentire l’esame delle modifiche governative e rimandare il voto a dopo Natale. Niente da fare: stamattina continuerà la discussione, dopo si passerà al voto degli emendamenti e degli articoli della seconda sezione della legge di bilancio e successivamente si esaminerà la prima sezione del disegno di legge.
Il termine per la presentazione di emendamenti è fissato alle 20. Dopodiché, alle 22 si svolgeranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia, poi la seduta come prassi vuole verrà sospesa per consentire al Governo di approvare la nota di variazione di bilancio in Consiglio dei ministri. A quel punto – e forse sarà già sabato – si procederà con il voto della nota di variazione e il voto finale.
La giornata di ieri, però, è stata ad altissima tensione. Pd e Leu hanno abbandonato i lavori della commissione quando è apparso chiaro che si sarebbe andati in aula senza il mandato al relatore, senza concludere l’esame del provvedimento, senza, è stato sottolineato più volte, esprimere almeno un voto. Il renziano Andrea Marcucci, che guida tutti i senatori del Pd, ha parlato di una “prima volta nella storia della Repubblica” che costituisce “un’emergenza democratica”.
“Non si è mai visto che il Senato debba votare una legge di Bilancio senza prima l’esame e neanche un voto nella Commissione – ha detto la capogruppo forzista Annamaria Bernini -. Noi chiediamo quindi che la Commissione esamini e voti la Manovra e che poi l’Aula sia convocata il 24 e il 26 dicembre per l’approvazione. Non è possibile che il Governo ci faccia discutere stasera (ieri sera, ndr) ancora sulla Manovra approvata alla Camera che è carta straccia, che sarà superata dal maxiemendamento che la cambierà totalmente”.
Ancora più dura la senatrice Emma Bonino: “Ho la forte tentazione di non partecipare al voto, non mi capita mai”, ha detto a conclusione di un accorato intervento durante la discussione generale. E alle opposizioni che hanno iniziato a rumoreggiare, ha ribattuto dura: “Voi non avete idea di quanto sia grave… passate come rulli compressori sulle istituzioni. Non capite che il Parlamento sia ridotto quasi a una farsa non è un trofeo di cui andare orgogliosi”.
A parlare per la maggioranza è stato, tra gli altri, Elio Lannutti che, in un intervento applaudito a lungo, ha dichiarato: “Nel disastroso strabismo di commissari europei che odiano l’Italia ed il suo legittimo governo, la Manovra del popolo contiene reddito e pensione di cittadinanza, pensionamenti anticipati con Quota 100 per correggere la sciagurata legge Fornero che ha messo in mezzo ad una strada centinaia di migliaia di famiglie senza lavoro e senza pensione, il risarcimento di 1,5 miliardi di euro alle vittime del risparmio tradito”.
I ritmi, però, restano forzati: la maggioranza punta far tornare il testo alla Camera il 21 e il 22 per l’esame delle Commissioni; in questo modo il 27 potrebbe approdare in Aula ed essere definitivamente approvato il 28. Una soluzione che permetterebbe di evitare il temuto esercizio provvisorio di bilancio.