Se saranno i cittadini a chiedere un referendum sul Tav, non sarà certo il Movimento cinque stelle ad opporsi. Non ha dubbi il vicepresidente della Commissione Attività produttive della Camera, Luca Carabetta, che a La Notizia commenta così l’idea lanciata dal vice premier Matteo Salvini, qualora l’analisi costi-benefici non dovesse essere dirimente ai fini della decisione sull’opera.
Voi siete d’accordo?
“La proposta di un referendum non è nuova: fu Chiamparino ad avanzarla per primo in passato. Noi abbiamo cercato di affrontare la questione nel modo più imparziale e meno ideologico possibile, affidando l’analisi costi-benefici del Tav ad una commissione di tecnici indipendenti e imparziali. Una volta che i risultati saranno resi noti se i cittadini chiederanno un referendum sull’opera non saremo noi a dire no”.
Per Di Maio nulla quaestio sul referendum, ma ha ricordato che non può essere un ministro a chiederlo. A Torino, la base M5S, non sembra aver preso molto bene l’uscita di Salvini…
“Credo che la base M5S faccia un discorso di questo tipo: ‘Ma come, per anni la popolazione si è ribellata al Tav e non è successo nulla, ora scende in piazza un altro pezzo di popolazione favorevole all’opera e si fa un referendum?’. L’obiezione, in sostanza, è questa. è chiaro che se si decidesse di indire un referendum – peraltro andrebbe chiarito se di tipo nazionale o locale e se locale limitatamente a quali aree del Piemonte – la consultazione dovrà avere luogo all’interno del percorso definito dal contratto di Governo. Il referendum non sostituisce la riflessione tecnico-scientifica in corso. Forse un referendum avrebbe avuto più senso all’inizio, non 30 anni dopo che l’opera è stata pensata”.
Intanto dai Sì Tav arriva un appello a Salvini: se “Parigi val bene una messa, la Tav val bene una grisi di Governo”. Rischia di saltare la maggioranza?
“Guardi, il contratto di Governo parla chiaro: l’opera va ridiscussa integralmente. Qualunque decisione dovesse essere presa, sarà subordinata all’analisi costi-benefici e non potrà quindi creare nessun problema alla maggioranza né all’Esecutivo”.
Salvini ha incontrato le imprese lombarde e Di Maio gli ha ricordato che le intese si firmano al Mise. Un’invasione di campo del leader della Lega?
“Non si può certo dire che questo Governo non lavori (sorride, ndr). Battute a parte, è chiaro che dal punto di vista pratico si tratta di competenze che ricadono sul Mise. Ma credo sia normale per la politica ascoltare i problemi del territorio, come ha fatto Salvini e come spesso capita di fare anche a me. In ogni caso non c’è alcuna sfida tra M5S e Lega, che esiste semmai solo sui giornali. L’unica sfida è quella di tutto il Governo per conseguire risultati concreti. D’altra parte è stato lo stesso Salvini a ribadire più volte che questo Governo durerà cinque anni”.
Non teme che possibili fibrillazioni sul Tav con la Francia possano contribuire ad alimentare ulteriori tensioni con l’Ue?
“Non credo. Primo perché il ministro Toninelli è già andato a parlare con il commissario Ue competente e con il suo omologo francese. Secondo perché non è per il M5S che si sta fermando l’opera. Faccio notare che ciò di cui si sta parlando ora è la tratta internazionale del Tav. I francesi dicono che per quella di loro competenza, che costerà 11 miliardi, se ne riparlerà nel 2038, dopo aver ultimato la tratta internazionale. Non vedo da parte loro tutta questa voglia di accelerare”.
Ma se l’analisi costi-benefici dovesse dire che fare la Tav conviene più che stopparla, cosa direte ai vostri elettori del Nord-Ovest a cui avete promesso di bloccare l’opera?
“Certo, un eventuale sì per la nostra base non sarebbe una bella notizia. Per ora stiamo cercando di capire se l’opera è prioritaria o no. In ogni caso l’analisi costi benefici non sarà l’unico elemento di valutazione. Si deve tener conto dei rapporti con la Francia, con l’Ue e dei costi d’uscita. Aspettiamo le valutazioni dei tecnici”.