Tempi di attesa biblici. La Sanità pubblica è un buco nero da decenni che spinge sempre più italiani a rinunciare alle cure. Stavolta però il Governo ha messo sul tavolo un piano da 350 milioni per riportare la salute dei cittadini in cima alle priorità dell’agenda politica. Dunque, un primo passo concreto verso un cambiamento reale che punta almeno ad abbattere le liste d’attesa. Quindi, appena ci sarà il via libera, se per un ricovero, un accertamento o una visita medica Asl e Ospedali non rispetteranno i tempi massimi, nella stessa struttura pubblica ci si potrà rivolgere a medici in libera professione o reparti solventi pagando solo il ticket, dove previsto. Questa è la novità più dirompente del nuovo Piano nazionale trasmesso dal ministro della salute, Giulia Grillo, alla Conferenza delle Regioni, che entro sessanta giorni dovrà dare il via libera al testo. In realtà la possibilità di ottenere gratis la prestazione dal privato quando il pubblico non rispetta i tempi massimi era già prevista da una norma transitoria del 1998, che poi però è decaduta con l’approvazione dei vari piani regionali.
Per le prestazioni ambulatoriali saranno previste quattro classi di priorità: urgente entro 72 ore, breve entro 10 giorni, differibile entro 60 per le analisi e 30 per le visite, programmata entro 120 giorni. Tempi massimi vengono fissati anche per i ricoveri programmati. I casi più gravi dovranno ottenere un letto entro 30 giorni, i cosiddetti casi clinici complessi entro 60 giorni, i casi meno complessi nell’arco di 120 giorni. Ovviamente per le vere urgenze si passa sempre per il pronto soccorso, che deve in poche ore provvedere al ricovero. Ma non finisce qui. Saranno anche potenziati i servizi di prenotazione implementando i Cup (centro unico prenotazioni) digitali e tutte le misure per rendere più efficiente il sistema. Perché molto spesso è proprio al Cup che si inceppa il meccanismo. In questo modo secondo il ministro Grillo, le aziende sanitarie saranno spinte a competere per offrire i servizi migliori, attivando un circolo virtuoso con ricadute positive sulle persone, ma anche sui lavoratori del Ssn, che devono sentirsi maggiormente valorizzati. E i direttori generali dovranno stare molto più attenti, perché saranno valutati anche in base al raggiungimento degli obiettivi di salute connessi agli adempimenti dei Lea.
Questo, in poche parole, significa che chi non metterà l’efficienza delle liste d’attesa al primo posto del suo mandato, potrà essere rimosso dall’incarico. Insomma, chi sbaglierà stavolta a casa ci andrà sul serio. Per quanto riguarda invece l’autonomia delle Regioni, non verrà intaccata, ma il Ministero della Salute monitorerà i percorsi diagnostico-terapeutici e le prestazioni ambulatoriali in regime libero-professionale. “L’Osservatorio nazionale del ministero della Salute sarà la cabina di regia, ha spiegato la Grillo, con il compito di assicurare un monitoraggio effettivo sui servizi sanitari e quindi sull’applicazione concreta del diritto alla salute. Ma sarà anche uno stimolo per le Regioni. Un Piano per risanare la sanità mancava da 10 anni. Certo il progetto è ambizioso ma le premesse ci sono tutte.