L’alta velocità ferroviaria forse non unirà mai Torino a Lione, ma ieri è riuscita ad unire quelle che un tempo erano distanze ben maggiori, portando tutti insieme su uno stesso palco industriali e artigiani, professionisti, cooperative e commercianti, persino di associazioni da sempre concorrenti, questa volta invece completamente d’accordo su una richiesta comune: o si fa la Tav o si muore. Ora, detta così può sembrare che le sorti del Paese dipendano da questa tratta, e questo al di la dei dubbi sull’utilità dell’opera non è vero.
L’infrastruttura è diventata però il simbolo di un’Italia – e ancor di più, di un Nord Italia che non ci sta a fermare lo sviluppo e a rimangiarsi gli impegni internazionali presi. Dunque siamo di fronte a una battaglia simbolica, e come tale va presa molto sul serio, esattamente come hanno fatto tutte le più importanti associazioni datoriali e del Paese: da Rete Imprese Italia con tutte le sue confederazioni aderenti, alla Confindustria. “Siamo qui per contribuire a sollecitare il governo a imboccare senza indugi la strada della modernizzazione e dello sviluppo”, ha detto il presidente nazionale della Cna, la maggiore confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, . “Il cambiamento che artigiani e piccole imprese auspicano va nella strada del sostegno agli investimenti e, in particolare, del completamento e dell’adeguamento della dotazione infrastrutturale, spina dorsale di ogni economia, patrimonio strategico irrinunciabile, leva della produttività e della competitività nella sfida globale”. ha puntualizzato meglio.
Per Vaccarino, infatti, le infrastrutture non solo vanno realizzate a regola d’arte, ma vanno anche gestite e mantenute bene. E quando si parla di infrastrutture, beninteso, non si parla solo di grandi opere ma anche delle opere cosiddette minori, minori solo in termini di costo, non di efficacia e di utilità. In realtà, si tratta di interventi capaci di contribuire in maniera determinante al benessere e alla qualità della vita dei cittadini, all’attrattività dei territori, alla competitività delle imprese”. Altrettanto esplicito il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia. “Se siamo qui, in questa manifestazione dedicata alle Infrastrutture per lo sviluppo a Torino, significa che siamo a un punto quasi limite di pazienza, per mettere insieme 12 associazioni tra cui alcune concorrenti tra loro’’, ha rimarcato il leader dell’organizzazione di Via dell’Astronomia. ‘La politica – ha continuato – è una cosa troppo importante per lasciarla solo ai politici. Confindustria sta facendo proposte di politica economica per evitare danni al Paese.
Mentre la politica nazionale non ha ancora deciso cosa sarà di questa infrastruttura e si attende il completamento dell’analisi tra costi e benefici, la politica locale è in bilico, divisa tra la Regione a guida Pd favorevole ai lavori e il Comune a guida M5S contrario ma con qualche perplessità. Una gran quantità di persone – fino alle ultime iniziative dei Sì Tav molto più rumorose di chi vuole i cantieri – sostiene invece ancora convintamente il No all’opera, definendola costosa, invasiva sul territorio, ormai superata e inutile. In mezzo ieri si sono messe le 12 associazioni, rappresentanti di oltre 3 milioni di imprese e il 65% del Pil nazionale. Un fronte che ha indotto il Movimento No Tav a replicare: “Ben poco attivismo imprenditoriale si è visto quando la disoccupazione giovanile ha toccato il 40% o le infrastrutture da nord a sud sono crollate facendo vittime e feriti. Non abbiamo mai visto – hanno aggiunto – tante sigle riunirsi in altri momenti, dall’inizio della crisi globale per rilanciare l’economia”.