La regola d’ingaggio è chiara: di cifre non si parla. Specie mentre è in corso la delicata trattativa intavolata dal Governo italiano con la Commissione europea. Trattativa proseguita ieri in campo neutro. A Buenos Aires, in Argentina, dove il premier Giuseppe Conte (nella foto con il presidente argentino Mauricio Macri) e il ministro dell’Economia Giovanni Tria, hanno incontrato separatamente, in attesa che il summit G20 sul Wto entri nel vivo nel fine settimana, il presidente Jean Claude Juncker, che siede di diritto al tavolo dei grandi della Terra in qualità di presidente della Commissione Ue, e il commissario agli Affari europei, Pierre Moscovici. Insomma, il dialogo con Bruxelles prosegue anche oltre oceano, sebbene la legge di Bilancio non sia all’ordine del giorno del summit argentino.
Mentre resta decisamente il piatto forte nel menù servito agli sherpa dei ministri dell’Economia Ue. Che ieri hanno compiuto il primo passo formale verso l’avvio della procedura d’infrazione per eccesso di deficit contro l’Italia. Il Comitato economico e finanziario, composto dai rappresentanti del Tesoro dei 28 Paesi dell’Unione europea che prepara le riunioni dell’Ecofin, ha approvato un parere analogo a quello già formulato da Bruxelles sulla Manovra del Governo Conte. Dando di fatto il via libera alla Commissione Ue per avviare la procedura. Tutto secondo copione. Una decisione attesa di fronte alla quale il Governo italiano non fa una piega. “Dal primo di giugno ci siamo posti l’obiettivo morale, prima ancora che politico, di dare risposte concrete al disagio diffuso nel Paese, con l’ambizione di garantire agli italiani equità e dignità ricreando, specie nei più giovani, la stessa fiducia che li ha animati nell’ultimo dopoguerra sino a rilanciare il nostro tessuto sociale ed economico”, con risultati “miracolosi”, sottolinea Conte. “Quando bisogna lavorare ad una soluzione e c’è una negoziazione non bisogna pensare alle difficoltà. L’interlocuzione è ancora in corso”, aggiunge il premier. Ergo: non si parla di decimali. Come del resto pure il ministro Tria: “I numeri si fanno nella trattativa. Non si dicono in giro prima”.
Di numeri e cifre parla, invece, dal salotto di Porta a Porta, il vicepremier, Matteo Salvini. Il 2,4% “non è nei dieci comandamenti della Bibbia”, assicura aprendo alla possibilità di ritoccare i saldi. “Se invece di 6,5 miliardi di euro per smontare la Fornero, i tecnici ci diranno che ne bastano 5,5, il miliardo in più lo sposteremo sugli investimenti”, taglia corto il leader della Lega “fiducioso che si troverà un accordo” con la Commissione Ue: “Non vogliamo litigare e neanche a Bruxelles interessa”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Luigi Di Maio. “Siamo consapevoli di quali siano le richieste” di Bruxelles sulla Manovra. Ma anche “di quali siano gli obiettivi del Governo”, mette in chiaro il vicepremier. “Io credo che troveremo un punto di incontro, senza dover sacrificare i cittadini che attendono giustamente che si mantengano le promesse”, avverte il capo politico M5S, ieri a Bruxelles per il Consiglio competitività. Di certo sulla Manovra con la Lega “siamo d’accordissimo”. D’altra parte, “abbiamo investito con questa legge di bilancio su alcune misure fondamentali”, come quota 100 e il reddito di cittadinanza. “Su questo discuteremo con la Commissione. Perché vedo che quando si racconta che quota 100 ha il divieto di cumulo”, è “facoltativo” e “se accetti non puoi andare a lavorare come consulente”, si vede che non è semplicemente un intervento tout court che paga le pensioni e non libera posti di lavoro”.