“Siamo stati abituati in passato a Governi che si rimangiavano la parola, ma non è questo il caso”. Ergo: nessuna revisione al ribasso della platea e dell’importo dell’assegno del reddito di cittadinanza. Ne è certo Giorgio Lovecchio, deputato M5S e componente della commissione Bilancio della Camera.
Moscovici tiene la porta aperta al Governo ma ribadisce che la Manovra italiana è una delle tre “incertezze” che pesano sull’Ue, insieme alla Brexit e alla questione dei dazi. Il futuro dell’Europa dipende davvero da un paio di decimali in meno sul deficit italiano?
“Questo è quanto si vuole far credere ai cittadini. La verità è che i mercati non temono i decimali di deficit ma l’instabilità che deriva dal conflitto tra Governo italiano e Commissione Ue. Noi dobbiamo far capire alla Commissione e agli investitori la bontà della nostra Manovra. Siamo certi di riuscirci e quindi di far tornare lo spread a livelli fisiologici. Ma dobbiamo anche dirci la verità: se la Bce garantisse i titoli di Stato messi nel mirino dai mercati il problema spread non esisterebbe”.
Limando il rapporto deficit-Pil dal 2,4 al 2,2% – ipotesi su cui si starebbe ragionando – come cambierebbe la Manovra?
“La soluzione ottimale per il Governo è spostare qualche miliardo risparmiato da quota 100 e dal reddito di cittadinanza verso gli investimenti, così da aumentare ulteriormente il moltiplicatore della Manovra. Se la Commissione Ue chiederà una riduzione del deficit nominale al 2,2% sarà il Governo a valutare come rispondere. Di certo non toccheremo la platea di beneficiari delle nostre misure chiave. Reddito di cittadinanza e quota 100 non si toccano, ma nemmeno l’estensione del regime forfetario e il risarcimento dei risparmiatori truffati”.
E questo 0,2% in meno, circa 3,4 miliardi di euro, sarebbe utilizzato per potenziare quali investimenti in particolare?
“Quelli per la manutenzione ordinaria delle infrastrutture e del territorio, che va messo urgentemente in sicurezza. Ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro a disposizione nella manutenzione, perché da troppi anni viene sottovalutata, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ma non lesineremo risorse nemmeno per il potenziamento della rete viaria e per il trasporto pubblico locale, che vogliamo rilanciare anche in un’ottica ambientale”.
L’obiettivo, più volte ribadito da Di Maio, è quello di far partire il Reddito di cittadinanza da marzo. Ma limando il deficit ci sarebbe uno slittamento e, inoltre, la platea dei beneficiari e la consistenza degli assegni subirebbero una revisione?
“Ripeto: il Governo ha escluso qualsiasi revisione al ribasso della platea e dell’importo dell’assegno. Su questo non si discute. L’Unione Europea non ha il compito di sindacare sul contenuto della Manovra ma al massimo sui saldi finali di spesa, deficit e debito”.
I Cinque Stelle hanno aperto alla possibilità di dirottare le risorse del reddito di cittadinanza sulle imprese che curerebbero la formazione con l’impegno di assumere il lavoratore. Si sta andando verso questa soluzione per l’impossibilità di riformare in tempo i centri per l’impiego?
“Si sta valutando di dare un beneficio anche alle imprese, ma non nella modalità che dice lei. Probabilmente verranno erogati tre mesi di reddito di cittadinanza per le assunzioni di nuovi lavoratori uomini e sei mesi per le nuove lavoratrici donne, così da favorire l’inserimento dei disoccupati nel meccanismo dei centri per l’impiego, il cui potenziamento per noi è fondamentale. Non a caso l’abbiamo finanziato con un miliardo di euro”.
Per quanto riguarda quota 100 sulle pensioni, invece, la revisione del deficit comporterebbe variazioni rispetto all’impianto attuale della Manovra?
“Come per il reddito si sta ragionando sui tempi di attuazione, non sul contenuto. Siamo stati abituati in passato a Governi che si rimangiavano la parola, ma non è questo il caso”.