L’Italia si è impegnata ad istituirla venticinque anni fa. Per effetto della risoluzione adottata nel dicembre 1993 dalle Nazioni Unite dopo la Conferenza di Vienna tenutasi nel giugno dello stesso anno. Ma della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani fondamentali, nel nostro Paese non c’è ancora traccia.
Ma ora, a mettere una toppa all’inadempienza che si protrae oramai da un quarto di secolo, ci provano i Cinque Stelle. Con una proposta di legge (pdl), presentata alla Camera in commissione Affari costituzionali, a prima firma del deputato Emanuele Scagliusi.
La pdl punta, quindi, all’istituzione di “un organo autorevole, indipendente ed efficace”, composto, tra gli altri, “da rappresentanti della società civile e delle associazioni non governative imopegnate nella promozione e protezione dei diritti umani”. I membri durano in carica cinque anni e sono sottoposti a procedura di controllo a metà mandato. Sono previste sanzioni per chi viola gli obblighi di fornire informazioni e documentazione richieste dalla Commissione. Sanzioni penali “nel caso di trasmissione di documenti e informazioni non veritieri”. E pecuniarie per chi rifiuti o ometta di fornire le informazioni richieste. La Commissione segnala all’autorità giudiziaria eventuali reati.