Si può riciclare anche una centrale nucleare. è la sfida vincente della Sogin, la società incaricata dallo Stato del decomissioning e proprietaria dell’impianto di Garigliano, in provincia di Caserta. Così pezzi di ferro, rame, plastica che ad esempio facevano parte del rotore o l’alternatore della turbina, sono stati estratti per poter passare – dopo accurati controlli – a un nuovo uso: saranno portati ad impianti di riciclo. E finiranno a Brescia dove non saranno più radioattivi ma diventeranno rifiuti sani.
L’obiettivo, come è stato spiegato dall’amministratore delegato della Sogin, Luca Desiata, è attivare una procedura di riciclaggio che evita sprechi e che permette di monetizzare lo smantellamento di un impianto fermo in Italia dal 1982. Ecco perché ha illustrato con soddisfazione l’impegno profuso per smantellare la turbina della storica centrale di Sessa Aurunca.
“La nostra priorità – ha spiegato – è quella di produrre il minor numero possibile di rifiuti. Ovviamente bisogna far attenzione sempre all’impatto ambientale. Il materiale radioattivo deve essere stoccato in sicurezza e a lungo termine perché questo ovviamente non può essere inserito nell’economia circolare”.
I rifiuti prodotti dallo smantellamento del rotore e dell’alternatore, circa 400 tonnellate, verrà allontanato dal sito, dopo essere stato opportunamente controllato. Mentre il 96% sarà riutilizzato. Il lavoro realizzato a Garigliano è motivo di orgoglio per la Sogin. “Stiamo integrando il modello di economia circolare nella decommissioning”, ha concluso Desiata.