Siamo ancora distanti anni luce da un utilizzo sano dell’otto per mille a gestione statale, tra fondi utilizzati per altro e progetti che stentano a decollare. Eppure parliamo di una nobile iniziativa che sin dal 1990 prevede che i cittadini possano destinare la loro quota di reddito non solo alle confessioni religiose, ma anche allo Stato stesso, che può poi utilizzarla per nobili iniziative. Cinque, infatti, i settori di intervento: fame nel mondo, assistenza ai rifugiati, edilizia scolastica, conservazione dei beni culturali e progetti contro le calamità naturali.
Tutto bene, fin qui. Peccato, però, che col tempo lo Stato per fare cassa o finanziare attività interne, ha pensato bene di prelevare dal ricco bottino dei contribuenti. Basti pensare che nel 2011 e 2012 non è stato ammesso a finanziamento nessuno dei progetti presentati semplicemente perché il fondo è stato completamente prosciugato e utilizzato per altri scopi. Né è andata meglio nel 2013, quando nonostante i migliaia di progetti presentati nei vari ambiti di intervento, soltanto 4 sono stati ammessi a finanziamento, tutti riguardanti la fame nel mondo. E ora, dopo quattro anni di inspiegabile silenzio di Palazzo Chigi (nonostante la legge obblighi la presidenza del Consiglio a relazionare annualmente), in questi giorni è arrivata un relazione in Parlamento che fa il punto sull’utilizzo del fondo dal 2014 al 2017.
Partiamo dal 2014. Quell’anno sono stati finanziati solo tre progetti per un totale di 1,3 milioni di euro. Peccato che uno dei tre progetti (che da solo equivaleva a quasi l’intera fetta del contributo) è saltato perché “era sostanzialmente modificato rispetto a quello originario”. Nel 2015 è saltato tutto, dato che “non è stato possibile operare l’assegnazione di contributi”. E questo perché i 7,3 milioni di euro assegnati alla presidenza del Consiglio sono stati utilizzati dal Governo per altro scopo. Il buon Matteo Renzi, però, ha allora rasserenato gli animi facendo in modo che le 830 domande presentate quell’anno ricadessero sul 2016, anno in cui sono stati presentati altri 117 progetti, per un totale di 947 istanze.
I soldi, però, anche nel 2016 sono stati un po’ pochini e inferiori al previsto e così, su 947 progetti, sono stati finanziati solo 2013. E il 2017? Abbiamo le cifre: i soldi assegnati alla presidenza del Consiglio sono 24,7 milioni. Ma le quote dei contribuenti assegnate allo Stato sono di gran lunga maggiori: 42 milioni di euro. Insomma, circa la metà dell’importo è stato utilizzato per altro.
ISTANZE ACCANTONATE – Nel frattempo una mole non indifferente dei progetti finanziati sono ancora in stand-by. A volte per motivi oggettivi (alcuni progetti, ad esempio, sono stati rallentati dai terremoti che hanno devastato l’Italia centrale), in altri casi per motivi dubbi. Sono tanti i progetti, ad esempio, che risultano ancora aperti nonostante i lavori siano stati ultimati. La ragione? “In attesa di completamento pratica amministrativa”. Anche per istanze finanziate nel 2007. Sono 9, infatti, i progetti presentati 11 anni fa e ancora non conclusi.