Per ora non ci sarà alcuna mozione di sfiducia contro Theresa May. Il Chief Whip del Partito Conservatore britannico ha annullato la convocazione straordinaria dell’ufficio di presidenza del gruppo annunciata in mattinata. Ma si tratta solo di un rinvio, l’avvio delle procedure di voto sulla mozione contro la leadership Tory di May, mossa dai brexiteers in polemica con l’intesa sul divorzio dall’Unione europea, potrebbe avvenire il 20 novembre.
Nel frattempo il terremoto Brexit ha richiesto un mini-rimpasto nell’esecutivo May. Stephen Barclay, sottosegretario alla Sanità e già direttore di Barclays Bank, è stato nominato nuovo ministro per la Brexit al posto di Dominic Raab. Downing Street ha precisato che Barclay non avrà però il compito di negoziare con Bruxelles, incarico affidato a Ollie Robins. Il suo compito, invece, sarà quello di preparare “il fronte interno” e i piani operativi in vista dell’entrata in vigore della Brexit. Barclay è un brexiteer, ha sostenuto la campagna pro Leave al referendum del 2016 ed è considerato molto vicino a Theresa May.
La seconda novità riguarda il ritorno di Amber Rudd, neoministra del Lavoro in sostituzione della dimissionaria Esther McVey, uscita di scena in polemica con l’accordo sulla Brexit con Bruxelles. Rudd era stata costretta a dimettersi da ministra dell’Interno con l’accusa di aver mentito al parlamento sullo scandalo dei diritti negati ai migranti storici caraibici della cosiddetta generazione Windrush, ma una successiva ha stabilito che sarebbe stata a sua volta ingannata da alcuni funzionari.
Niente dimissioni, invece, per il ministro dell’Ambiente, Michael Gove. Secondo alcuni media britannici, non solo non intende dimettersi ma avrebbe convinto anche altri quattro ministri brexiteers di spicco a restare nella compagine di governo guidata da Theresa May.
Il primo ministro è tornata a difendere la bozza di accordo di divorzio dall’Ue. “Ciò che stiamo facendo – ha detto May – è negoziare un accordo che ci permetterà di riprendere il controllo dei nostri confini e di mettere fine alla libertà di movimento una volta per tutte, nonché di riprendere il controllo sui nostri soldi, una vasta somma di denaro che non sarà più versata all’Ue ogni anno”.