Non è un caso che Salvatore Micillo sia oggi sottosegretario all’Ambiente. Nella scorsa legislatura è stato uno dei parlamentari più impegnati sulle questioni ambientali. Viene da Napoli. Conosce bene quali siano i rischi per la vita umana. Ecco perché non è semplice politica quando il sottosegretario ci spiega che non ci sono margini per nuovi termovalorizzatori.
Dunque, citando Di Maio, non c’entrano una “beneamata ceppa”?
“Basta prendere il Contratto di Governo. Lì sono sono previste fiscalità premianti per la raccolta differenziata e recupero di materia. Senza dimenticare l’estensione della raccolta domiciliare con tariffa puntuale, centri di riparazione e riuso dei beni riutilizzati”.
Questa la ragione per cui ieri anche il ministro Costa ha definito il ricorso agli inceneritori un “fallimento”?
“Esattamente. Tenga conto che stiamo completando uno studio che dimostra che, se in tutta Italia venisse raggiunto il livello di legge del 65% di raccolta differenziata, si passerebbe subito, come primo passo verso Rifiuti Zero, dagli attuali 51 inceneritori a 17 in tutta Italia. E parliamo di un obiettivo minimo: si può arrivare in pochi anni al 70% e oltre; la provincia di Treviso è già al 90%”.
E la Campania, la sua terra d’origine?
“I livelli di raccolta differenziata raggiunti in questa regione negli ultimi anni non giustificano neanche sul piano industriale la realizzazione di nuovi inceneritori. Quello che è da potenziare in Campania è l’estensione della raccolta differenziata domiciliare con tariffa puntuale in tutta Napoli e in tutti i Comuni”.
Quando si parla di rifiuti, però, viene subito in mente un altro grosso problema, quello delle sanzioni europee.
“Il ministro per l’Ambiente Sergio Costa avrà a dicembre un incontro con il commissario europeo Karmenu Vella per discutere della multa per la mancata attuazione dei piano rifiuti della Regione Campania”.
C’è una soluzione all’orizzonte, considerando che, per colpe precedenti, oggi paghiamo una multa giornaliera di 120mila euro per la situazione campana?
“Al dossier ha contribuito la Regione Campania inviando una serie di documenti che certificano le azioni messe in campo per uscire dalla situazione. Costa, nelle scorse settimane, aveva già parlato con Vella del tema: tra il Governo italiano e la Commissione è quindi iniziato un percorso che prevede un’apertura di credito dopo la presentazione del primo dossier e un check da fare ogni due mesi, con la trasmissione di atti che certifichino gli ulteriori passi in avanti compiuti. A dicembre, dopo il primo incontro, verrà infatti tracciata una road map da seguire per uscire dalla multa”.
Se il Sud piange, il Nord non ride. Sono drasticamente aumentati i roghi tossici.
“Partiamo dal maggio 2015. Da quel momento in poi, quindi solo tre anni fa, l’inquinamento ambientale e il disastro ambientale non erano nel codice ambientale, con la legge n. 68 a mia prima firma, approvata nella scorsa legislatura, finalmente si sancisce il principio che chi inquina paga. Da allora, come testimoniano i dati delle procure, ci sono notevoli miglioramenti. Ma non basta”.
E allora?
“Oggi è allo studio dei nostri tecnici la bozza di un decreto sulla messa in sicurezza definitiva delle “terre dei fuochi” di tutta Italia. Stiamo lavorando senza sosta per mettere in campo tutte le forze a disposizione per riparare i danni ambientali. Siamo attenti al discorso preventivo, oltre che quello repressivo. Per gli ecoreati chiediamo il daspo ambientale. Chi ha inquinato se ne vada dalle nostre terre. Abbiamo previsto il potenziamento delle azioni di monitoraggio e tutela dei siti sensibili, prevedendo anche maggiori attività di pattugliamento e un piano di azioni contro il fenomeno dell’abbandono di rifiuti”.
Un piano a largo raggio, ben lontano dagli inceneritori. E allora torno a domandarle: perché Salvini ne ha parlato? Boutade o campagna elettorale?
“Chiedetelo a Salvini”.