Tutto secondo copione: dal Governo nessuna marcia indietro sulla Manovra. Ma solo una rassicurazione: l’impegno del Tesoro, in caso di superamento del 2,4% nel rapporto deficit-Pil, ad assumere “iniziative correttive” per mantenere la rotta. Per il resto la lettera di risposta ai rilievi della Commissione europea del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, conferma le stime di crescita per il 2019 all’1,5% ribadendo la ratio alla base della legge di bilancio.
BARRA DRITTA – Fondata sulla “prioritaria” esigenza “di rilanciare le prospettive di crescita”, di “affrontare le difficoltà sociali indotte dall’andamento negativo dell’economia” (con il reddito di cittadinanza) e di “attenuare le rigidità e i vincoli introdotti nel sistema pensionistico” (con la quota 100). Come se non bastasse, ad alzare la posta della sfida con l’Unione europea, sembra addirittura provocatoria, dopo aver di fatto respinto ogni indicazione modifica avanzata da Bruxelles, la richiesta di 3,6 miliardi di flessibilità per interventi contro il dissesto idrogeologico e per la “messa in sicurezza dalla rete di collegamenti”. Sostenuta dalla scommessa di ridurre il deficit con un piano di vendita di partecipazioni statali e privatizzazioni da 18 miliardi (l’equivalente dell’1% del pil) già il prossimo anno. “Ci sono dei grafomani a Bruxelles che mandano lettere e noi da persone educate, rispondiamo ma non ci muoviamo di un millimetro”, conferma il vicepremier, Matteo Salvini, a lettera ormai spedita. “La norma su ‘quota 100’ e reddito di cittadinanza ce l’ho già pronta: sarà in un decreto legge subito dopo la legge di Bilancio – ribadisce l’altro vice, Luigi Di Maio -. Non c’è slittamento, collegato, calende greche…”. Ma mentre a Roma il Governo esulta, con i Cinque Stelle che plaudono alla “barra dritta” tenuta dall’esecutivo sulla Manovra, come prevedibile in Europa non gradiscono affatto.
EUROPOLEMICHE – La prima bordata arriva da Vienna, guidata dal Governo sovranista di Kunz alleato del Carroccio sul fronte anti-immigrazionista. Seguita a ruota dall’Olanda. Il ministro delle Finanze austriaco, Hartwig Loeger, fa si dice pronto a sostenere la procedura per deficit eccessivo contro l’Italia se il Governo Conte non si piegherà ai diktat della Commissione Ue: “Contrariamente a quanto sostiene il mio collega (Tria, ndr) non si tratta di un affare italiano interno, ma di un affare europeo”. Poi tocca all’omologo olandese, Wopke Hoekstra, mostrare i muscoli: “Poco sorprendente ma molto deludente che l’Italia non abbia rivisto il suo piano di bilancio – osserva – le finanze pubbliche italiane sono sbilanciate ed i piani del governo non porteranno ad una robusta crescita economica. Ora sta alla Commissione europea fare i passi successivi”. Tradotto: la procedura di infrazione è ormai certa.
DOPPIA MORALE – “Olanda e Austria ci fanno la morale ma poi non rispettano loro stesse le regole europee”, risponde per le rime l’eurodeputata Laura Ferrara. “Perché il ministro olandese delle Finanze Hoekstra, non spiega il piano del suo Paese per rientrare dal surplus sulle partite correnti eccessivo che crea uno squilibrio inaccettabile all’interno dell’Eurozona?”, accusa. E aggiunge: “Non ricordo dichiarazioni allarmistiche dei Ministri delle Finanze austriaco e olandese quando Francia, Spagna o Portogallo avevano mancato il rispetto dei vincoli di bilancio relativi al deficit”. Ora la palla passa a Bruxelles. La Commissione Ue presenterà il 21 novembre la propria opinione sul documento programmatico di bilancio inviato dall’Italia. Opinione che potrebbe raccomandare l’apertura di una procedura per debito nei confronti dell’Italia. Dopodiché, il Comitato economico e finanziario del Consiglio avrà due settimane di tempo per pronunciarsi.