Bisogna partire dalla fine, dalle conclusioni, per comprendere la valenza di quanto detto dalla Corte dei Conti nella sua ultima relazione riguardante la gestione della Rai. “Nella complessiva situazione – si legge – questa Corte rappresenta la necessità […] che l’azienda ponga in essere ogni misura organizzativa, di processo e gestionale idonea ad eliminare residue inefficienze e sprechi”. E come? “Proseguendo, laddove possibile e conveniente, nel percorso di internalizzazione delle attività e concentrando gli impegni finanziari sulle priorità effettivamente strategiche”. Insomma, anche per i magistrati contabili è più che fondamentale insistere sull’affidamento di ruoli all’interno piuttosto che ricorrere a bandi, consulenze e affidamenti esterni. Esattamente come sta facendo e come fatto dal nuovo Cda guidato dall’amministratore delegato Fabrizio Salini e dal presidente Marcello Foa.
TAGLIA E CUCI – Buona la prima, dunque. Ma la partita è ancora lunga. E non solo perché, complici gli accordicchi politici, ancora sono da nominare i direttori di rete, ma anche perché la stessa relazione illustra costi, spese, consulenze che, di fatto, potrebbero essere almeno calmierate. Basti considerare, per dire, che Rai spa conta su un organico complessivo di 11.770 persone. Un intero quartiere. Di cui 1.826 giornalisti e 1.399 tra dirigenti e quadri. Un’enormità, che costa alle casse pubbliche (ultimo dato disponibile: 2016) quasi un miliardo (928 milioni), in crescita di 40 milioni rispetto al 2015, soprattutto per le politiche di incentivazione all’esodo che sono passate da 6 a ben 28 milioni di euro. Ma sono soprattutto i dirigenti a costare un occhio della testa. I 274 dirigenti di Rai spa sono costati nel 2016 sono costati la bellezza di 62,5 milioni. Parliamo, cioè, di un costo medio di 228mila euro. E nonostante questo, si legge nella relazione dei magistrati, la “Direzione risorse umane e organizzazione ha stipulato, per conto delle Direzioni di Staff, 89 contratti di consulenza” per una spesa di 1,1 milioni di euro. Ma le spese arrivano soprattutto per altre ragioni. Prendiamo i contratti stipulati per lavori, servizi e forniture. Nel 2016 sono stati ben 27.670 i contratti stipulati per un importo di un miliardo 82 milioni di euro. Curioso che, in ambito televisivo, la maggior parte dei contratti vengano stipulati nell’area intrattenimento (921) rispetto a fiction (64) o cartoni (18). La rete che più ne usufruisce? Contrariamente alle aspettative è Rai3, che ha siglato 322 contratti contro i 234 di Rai1 e i 72 di Rai2.
PESANTI SANZIONI – Ultimo aspetto interessanti sono le sanzioni irrogate dall’Agcom. Nel 2016 sono state soltanto tre che, tuttavia, ci sono costate altri 140mila euro. La prima ha riguardato il telefilm Squadra speciale Lipsia: “l’Autorità ha ravvisato che le scene contestate, diffuse in fascia oraria protetta e più volte riproposte, non fossero idonee alla visione di un pubblico di minori”. Multa: 75mila euro. Per la seconda la colpa sono stati due mini-spot mandati in onda durante la partita di calcio Roma-Cesena “che avrebbero causato la perdita di alcune azioni”. L’ultima (50mila euro) ha toccato il programma Parliamone sabato: durante il dibattito è “emersa un’immagine della donna intrisa di pregiudizi offensivi della dignità della persona, veicolando un immaginario femminile discriminatorio”. Tutti ricorderanno la puntata condotta da Paola Perego sulle “caratteristiche” della fidanzata dell’Est. Ecco, la condanna è arrivata.