Il reddito di cittadinanza potrebbe portare a un aumento del Pil dello 0,2% rispetto allo scenario di base che potrebbe arrivare allo 0,3% “nel caso in cui si consideri l’impatto del reddito di cittadinanza come uno shock diretto sui consumi delle famiglie”. E’ la stima fornita dal presidente facente funzioni dell’Istat, Maurizio Franzini, nel corso dell’audizione sulla manovra di fronte alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato.
Secondo i dati forniti dall’Istat, 4 famiglie su 10 sono sotto la soglia di povertà (il 40,7%) vivono in case di proprietà, sulle quali una su 5 paga un mutuo medio di 525 euro, mentre il 15,6% in abitazioni in uso o usufrutto gratuito. Il 43,7% vive invece in affitto, quota che è “particolarmente elevata nei centri metropolitani (64,1%) e nel Nord del Paese (50,6%). La spesa media effettiva per l’affitto è di 310 euro”.
Circa 1,8 milioni di famiglie, pari al 6,9% delle famiglie italiane, sono in povertà assoluta: il 5,4% di quelle del Nord, il 5,1% di quelle del Centro e il 10,3% di quelle del Mezzogiorno. E’ la stima fornita da Franzini nel corso della stessa audizione di fronte alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato. Si tratta, ha spiegato Franzini, di poco più di 5 milioni di individui: l’8,4% dell’intera popolazione (il 7% del Nord, il 6,4% del Centro e l’11,4% del Mezzogiorno).
La rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell’intera popolazione) mentre “sono oltre 4 milioni le persone che rinunciano per motivi economici”. A rinunciare di più sono “i più anziani, tra i 45 e 64” e “rilevante” ha detto il presidente Franzini, “è l’intreccio tra rinuncia e condizioni economiche”.