Dal disastro Eternit allo scandalo del traffico di rifiuti dell’inchiesta Cassiopea. Ma pure da Licio Gelli a Silvio Berlusconi, passando per Filippo Penati. La storia giudiziaria italiana è costellata di processi saltati per colpa della prescrizione. E di criminali rimasti impuniti al cospetto delle loro stesse vittime. Certo, l’emendamento al ddl anticorruzione dei Cinque Stelle, che punta ad interrompere il decorso dei termini dopo il verdetto di primo grado, non darebbe giustizia a chi se l’è vista negare proprio per effetto della prescrizione, ma eviterebbe che in futuro casi analoghi possano ripetersi.
SENZA COLPEVOLI – Tra i casi che hanno fatto scalpore c’è, innanzitutto quello del disastro Eternit: il 19 novembre 2014 la Cassazione ha annullato senza rinvio “perché il reato è estinto per prescrizione”, le pesanti condanne inflitte sia in primo che in secondo grado dai giudici torinesi nei confronti dell’imputato nei confronti dell’imputato Schmidheiny Stephan Ernst. Mettendo la parola fine allo storico processo per i danni provocati dall’amianto all’ambiente ed alla vita di migliaia di persone in Italia. E che dire dell’inchiesta Cassiopea? Uno dei più vergognosi casi di traffico di rifiuti tossici che ha seminato una lunga scia di morti di tumore, avvelenati dall’acqua, dalle diossine, dai roghi tossici o dalla vicinanza alle discariche abusive. Lo scandalo svelato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere nel 2003 è rimasto senza colpevoli e con 95 imputati tutti prescritti.
Ma nell’elenco non manca neppure una lunga schiera di nomi eccellenti. A cominciare da Silvio Berlusconi, che di prescrizioni ne ha messe insieme un’intera collezione. Ma c’è anche l’ex venerabile della Loggia massonica P2, Licio Gelli, è morto a 96 anni nel 2015. Ma ha fatto in tempo a rientrare in possesso della lussuosa residenza di Villa Wanda (32 vani e 11mila metri quadri di giardino), sulle colline di Arezzo, che gli era stata sequestrata due anni prima dalla Guardia di Finanza. A Gelli era stata contestata un’evasione fiscale di circa 17 milioni di euro risalente al 1998: tutto perdonato, grazie alla solita prescrizione.
IN BUONA COMPAGNIA – E che dire dell’avvocato Donald David Mackenzie Mills? L’avvocato inglese, è stato condannato in primo e secondo grado per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza in favore dell’ex premier Berlusconi (che gli avrebbe versato 600mila dollari) nei processi Arces e All Iberian. Ma nel 2010 la Cassazione ha annullato senza rinvio per intervenuta prescrizione, pur riconoscendo il danno di immagine causato allo Stato italiano. La mannaia della prescrizione (nonostante avesse più volte dichiarato di volervi rinunciare) ha salvato dalle pesanti accuse mosse nei suoi confronti anche l’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, in uno dei filoni dell’inchiesta sulle tangenti del cosiddetto Sistema Sesto. Il non luogo a procedere è diventato definitivo nel 2014 con il sigillo della Cassazione.
Una sorte condivisa anche dall’ex governatore della Campania, Antonio Bassolino. Prosciolto nel 2016 per intervenuta estinzione del reato, da un’accusa di peculato collegata alla stagione del disastro spazzatura nella sua regione. L’ha fatta franca, sempre grazie alla prescrizione, dichiarata dal tribunale di Lodi nel 2015, pure il vice presidente di Unicredit Fabrizio Palenzona, su di lui pendeva un’accusa di ricettazione aggravata scattata dopo gli interrogatori resi tra il 2005 e il 2006 dall’ex Ad della Banca Popolare di Lodi Giampiero Fiorani. L’ex banchiere sosteneva di aver consegnato a Palenzona 250mila euro in contanti nel 2003 a Lodi e altri 600mila l’anno successivo a Milano, denaro, secondo i pm, destinato ad attività di lobby.