di Stefano Sansonetti
Dalle parti del ministero dell’economia qualcuno si pone la domanda da anni: a cosa serve la Scuola superiore dell’economia e delle finanze? Diventato amletico, il dubbio ogni tanto si ripropone. Ma forse, fanno notare i maliziosi, una risposta c’è. E passa direttamente per la valanga di contratti che l’istituto, diretto dal 2006 da Giuseppe Pisauro, ha firmato nel corso degli anni e continua tutt’ora ad attivare. Dagli archivi, tanto per dire, risulta che nel 2010 erano stati assegnati 29 incarichi. Che nel 2011 sono saliti a 69, gran parte dei quali con effetti sull’anno successivo. Un elenco preciso delle consulenze 2012 sul sito della Scuola non è riportato, ma sembra che la pacchia continui. Nei soli mesi di marzo e aprile di quest’anno, per fornire un esempio, si è pianificata l’attivazione di nove contratti, alcuni dei quali appannaggio di storici consulenti dell’istituto dipendente dal ministero dell’economia. Cosa ci fanno tutti questi consulenti? Chissà, magari la questione potrebbe finire all’attenzione del nuovo ministro Fabrizio Saccomanni e del suo staff.
Chi insegna
La maggior parte dei contratti, come si apprende dalle carte a disposizione, riguarda “incarichi per attività di tutoraggio didattico”. La scuola, all’epoca intitolata all’ex ministro delle finanze Ezio Vanoni, si occupa di formazione del personale dell’amministrazione finanziaria. E vanta un corpo di una quindicina di docenti Vip, tra quelli in servizio e non in servizio, con stipendi di tutto rispetto. Tra questi ci sono Francesco Tomasone, capo di gabinetto del ministero del lavoro, Marco Pinto, ex vicecapo di gabinetto del ministero dell’economia e Vincenzo Fortunato, fino a poco tempo fa capo di gabinetto sempre al ministero di via XX Settembre. Sulla base di una griglia reperibile sul sito internet della Scuola, Tomasone, Pinto e Fortunato (quest’ultimo inserito nella lista dei professori non in servizio) sono accreditati di stipendi annui lordi che a seconda dei casi vanno da 237 a 293 mila euro. Dopo di loro c’é Maurizio Gianlorenzo Mensi, accreditato di un emolumento da 219 mila euro l’anno. Senza contare che tra i docenti non in servizio figurano grand commis dell’amministrazione finanziaria, come il vicedirettore dell’Agenzia delle entrate e del territorio Gabriella Alemanno, ed ex politici come Maurizio Leo, già assessore al bilancio del comune di Roma e oggi consigliere di amministrazione di Acea.
Gli incarichi
Nella lista delle consulenze ci sono fattispecie lautamente retribuite. Il recordman assoluto è Francesco Scisci, che per un “incarico di studio e di ricerca – progetto Sistema Italia”, svolto dal 1° dicembre 2010 al 31 ottobre 2011, ha incassato la bellezza di 60 mila euro. Almeno a stare alla cifra riportata in griglia accanto al suo nome. Altro uomo dei record, questa volta per la quantità di incarichi ottenuti, è Massimiliano Bartolucci. Per lui dagli archivi emerge una sequenza di 6 incarichi, tutti per tutoraggio didattico, per importi che vanno dai 4.100 ai 5.500 euro. In più, a seguito di procedure selettive indette tra marzo e aprile per assegnare nuovi incarichi, Bartolucci risulta primo in due graduatorie per la stipula di contratti sempre nell’ambito del supporto didattico. Tre incarichi della stessa natura, e per i medesimi importi, risultano assegnati in passato a Simone Carunchio, anche lui però in lizza per l’assegnazione di una nuova consulenza in base a procedure indette le scorse settimane. Due incarichi economicamente più cospicui, del valore di 12.900 euro ciascuno, sono andati nei mesi precedenti ad Antonio De Santis per attività di studio e ricerca. E così via, fino a ricostruire un pregresso della bellezza di 69 contratti.
I tentativi di soppressione
Sta di fatto che, tra incarichi e maxistipendi, la Scuola è ancora viva e vegeta, nonostante i ripetuti tentativi di soppressione. Nel 2011, durante l’esame di una manovra economica, un emendamento di tre senatori dell’allora Terzo Polo (Maria Ida Germontani, Egidio Digilio e Giuseppe Valditara) provò a togliere la struttura di mezzo. Nel 2008 venne depositata una proposta di legge dei senatori del Pd Marco Perduca e Donatella Poretti per cassare l’istituto. E nel 2007, durante l’esame della finanziaria Prodi, in commissione fu approvato un emendamento di Massimo Villone che smantellava la Scuola. Alla fine, però, il contenuto della proposta correttiva cadde. E la struttura dei docenti Vip, inutile per molti, è ancora in piedi.