Non ci si illuda dai toni formali che Quirinale e Palazzo Chigi impeccabilmente mantengono. Nonostante il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia autorizzato la presentazione alle Camere del disegno di legge di Bilancio, a tenere banco è il contenuto della lettera d’accompagnamento in cui ha invitato il Governo a mantenere vivo il confronto con Bruxelles.
“È mio dovere sollecitare il governo a sviluppare – anche nel corso dell’esame parlamentare – il confronto e un dialogo costruttivo con le istituzioni europee”, scrive la prima carica dello Stato nella lettera inviata al premier Giuseppe Conte. Nel testo della lettera Mattarella, in una sorta di remake di quando non permise la formazione del Governo per via di Paolo Savona al Mef, sottolinea l’attenzione ai risparmi degli italiani: “Nel procedere a tale adempimento (autorizzare la presentazione della manovra, ndr) desidero rivolgermi al Governo, nel comune intento di tutelare gli interessi fondamentali dell’Italia, con l’obiettivo di una legge di bilancio che difenda il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici e ponga l’Italia al riparo dall’instabilità finanziaria”.
Ma la replica di Palazzo Chigi arriva a stretto giro. E il Governo accoglie il richiamo e, anzi, rilancia: “Come ricordato dal Presidente Mattarella, c’è senz’altro il comune intento di lavorare alla stabilità dei conti pubblici e alla tutela del risparmio”. E ancora: “In un periodo caratterizzato da un ciclo economico avverso, il Governo intende rilanciare la crescita e l’occupazione, con una particolare attenzione agli investimenti” e “al contrasto della povertà e delle disuguaglianze”, viene sottolineato. Come dire: certamente c’è un confronto costante e proficuo con Bruxelles. Ma la Manovra la si scriviamo in Italia né ce la facciamo dettare da altri.
OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO- Concetto chiaro quello recapitato al Quirinale, dunque, pur nella massima correttezza e garbo istituzionale. Tuttavia, manco a dirlo, le opposizioni tutte ne hanno approfittato per andare all’attacco. “Il dito gentile ma fermo del presidente della Repubblica Mattarella è puntato contro il rischio di una crisi economica del nostro Paese. Questo deve far riflettere anche il più sordo degli interlocutori di Governo”, tuona Anna Maria Bernini che – in ottica Nazareno 2.0 – trova piena sponda nel Pd con Stefano Ceccanti, secondo cui “l’invito del Presidente Mattarella dovrebbe essere accolto senza riserve da tutti, in particolare dalla maggioranza e dal Governo”. Solita litania, cui Palazzo Chigi ha implicitamente risposto con la replica a Mattarella. Il confronto continua. Ma senza passi indietro.