Chi l’ha detto che le magie non possano avvenire anche in ambito scientifico. Al Consiglio Nazionale delle Ricerche, il più grande ente pubblico italiano impegnato sul fronte scientifico, può accadere anche questo. Anche che un direttore generale, scelto tramite selezione pubblica, succeda a se stesso, con motivazioni non del tutto convincenti. Oggi dg del Cnr è il dottor Giambattista Brignone, lo stesso che per circa un mese era stato nominato direttore generale facente funzione, nell’attesa appunto di indire un concorso pubblico. L’esito dello stesso, però, a tanti pare non convincere Almeno questo è quello che emerge da un’interrogazione M5S, a prima firma Nicola Morra.
Per capire di cosa stiamo parlando bisogna tornare indietro di qualche mese. Precisamente al 5 dicembre 2017. Quel giorno il Cnr, presieduto ieri come oggi dal professor Massimo Inguscio (nella foto), indice una selezione pubblica per individuare il direttore generale. Il 2 febbraio del 2018 viene incaricata, come prescrive la legge, apposita commissione esterna. Che, ovviamente, lavora alacremente per trovare la persona più preparata e competente per il ruolo di dg. Nel giro di poco dalle 30 candidature si arriva a una rosa di 5 candidati su cui la commissione esprime giudizi significativi individuali, sulla base dei quali, il presidente del Cnr avrebbe dovuto individuare il più meritevole da proporre al Cda. Ed è qui che qualcosa pare sia andato storto. Nell’interrogazione – che evidentemente si avvale di documenti interni – vengono citati i giudizi espressi dalla commissione.
GIUDIZI E RIPENSAMENTI – Per Brignone si dice che “il candidato conferma nel colloquio un buon profilo curriculare, ha una buona padronanza delle problematiche giuridico amministrative e programmatorie. Evidenzia un approccio innovativo, in particolare nella visione organizzativa delle amministrazioni centrali e della vasta e problematica rete degli Istituti sul territorio nazionale”. Non male. Ma leggendo gli altri giudizi qualche differenza pare emergere. M. G., ad esempio, “conosce molto bene gli Enti di Ricerca anche per la ricca esperienza nella direzione generale dell’Ingv e nell’attività presso il Miur. Esprime buone capacità progettuali e conosce le ‘leve’ per attivare processi innovativi e di organizzazione di strutture complesse”.
L.M., ancora, “conferma anche nel colloquio la ricchezza del Curriculum Vitae, le variegate esperienze di alto livello, che danno prova di un’ottima conoscenza degli apparati e funzionamento della Pa. Si orienta brillantemente nella complessità degli aspetti gestionali e strategici di Enti di elevata complessità”. Ed ecco però che l’11 maggio scorso Inguscio, nel corso della seduta del consiglio di amministrazione propone ai 4 componenti presenti “di nominare il Dott. Brignone quale Direttore Generale del Cnr, tenuto conto dell’elevata qualificazione giuridico-amministrativa nonché tecnico-professionale”. Competenze, queste, che però la commissione valutatrice non aveva per nulla menzionato, tanto che nell’atto si avanza l’ipotesi che il presidente abbia “ritoccato” la valutazione. Ma c’è dell’altro: Inguscio fa leva anche sulle “peculiari attitudini […] dimostrate nel periodo in cui ha svolto le funzioni di Direttore Generale f.f. del Cnr”. Un periodo che è durato dal 27 novembre 2017 al 4 gennaio 2018: circa un mese, festività comprese. Tanto è bastato, a quanto pare, per comprendere le capacità del facente funzioni. Poi candidato. Poi direttore. Che è succeduto a se stesso.