Sono oltre una quarantina le scosse di magnitudo bassa, registrate dall’Osservatorio vesuviano dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, tra il pomeriggio e la tarda serata di ieri. L’attività sismica, da tempo sotto osservazione, è concentrata nell’area craterica del vulcano, dunque le scosse (tra -0,6 e 1.1 della scala Ritcher) non sono percepite dalla popolazione ma solo dalla rete sismografica dell’Ingv. Tuttavia, c’è apprensione tra la popolazione dell’area vesuviana.
“Diciamo in piena onestà – spiega il direttore dell’Osservatorio vesuviano, Francesca Bianco – che nulla è normale attorno ad un vulcano attivo. Per se in presenza di una serie di scosse basse, diverse delle quali non sarebbero state percepite se il Vesuvio non avesse avuto una così grande densità di stazioni sismiche, bisogna sempre prendere ogni dato con cautela. Cautela, non allarmismo”.
Negli ultimi anni l’Osservatorio vesuviano ha monitorato l’area registrando “una situazione di insubsidenza, un abbassamento, per dirla in termini non tecnici, pari a circa 5-6 centimetri dal 2012 ad oggi”. “Potrebbe voler dire – ha aggiunto Bianco -, per le conoscenze in nostro possesso, che siamo in presenza di una massa vulcanica attiva con magma che si muove in questa direzione, visto che un magma che risale produce di norma un rigonfiamento. Cosa ben diversa, per capirci, da ciò che registriamo nell’area dei Campi Flegrei, dove negli ultimi 13 anni è stato registrato un sollevamento pari a circa 50 centimetri”.