La pubblicità, si sa, è l’anima del commercio. Ma non sempre fa bene alla salute. Specie quando la réclame è studiata per rifilare vere e proprie bombe caloriche che, oltre alla linea, nuocciono gravemente pure all’organismo. Magari Rocco Siffredi potrà stare tranquillo e continuare a sponsorizzare patatine fritte a volontà. Ma se lo spot è mirato ai bambini, le maglie della legge potrebbero presto stringersi intorno ai personaggi dei cartoni animati e, addirittura, pure ai videogames.
PUBBLICITÀ REGRESSO – Già, proprio così. E tutto per effetto della risoluzione presentate in commissione Affari sociali, alla Camera, dai deputati del Movimento Cinque Stelle. Per impegnare, tra l’altro, il Governo non solo “ad assumere iniziative volte a vietare l’utilizzo dei personaggi dei cartoon e delle trasmissioni televisive per promuovere il cibo ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale”. Ma anche “ad adottare iniziative finalizzate a ridurre, anche sul web, l’esposizione di bambini e adolescenti a pubblicità e operazioni di marketing inappropriate, compresi i videogiochi realizzati per comunicare messaggi pubblicitari”.
Insomma, una vera e propria dichiarazione di guerra agli alimenti ad “alto tasso di grassi saturi, acidi grassi, zuccheri e sali liberi”. Con l’obiettivo di sconfiggere il nemico dell’obesità, specie tra i più giovani, “esposti fin dall’età infantile a difficoltà respiratorie, problemi articolari, mobilità ridotta”, ma anche a “disturbi dell’apparato digerente e di carattere psicologico”, si legge nella risoluzione. Insomma, c’è poco da scherzare. Soprattutto stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo i quali, nel 2016, “124 milioni di bambini”, dei quali ben 41 milioni al di sotto dei 5 anni, “erano obesi”. Un quadro generale al cui interno l’Italia vanta un primato tutt’altro che lusinghiero. Il nostro Paese infatti le statistiche dei bambini tra i 6 e 9 anni obesi o in sovrappeso resta tra le più alte d’Europa.
MODELLO REGNO UNITO – Certo, il giro di vite sulla pubblicità non è una novità. Nel Regno Unito, per esempio, già dal 2005 “sono in atto divieti per la pubblicità in televisione per i cibi ricchi di grassi, zuccheri e sali durante i programmi televisivi per bambini sotto i 16 anni”. E pure in Spagna e in Norvegia “sono stati siglati accordi di autoregolamentazione con aziende alimentari, che, per scelta volontaria adottano un ridimensionamento della pubblicità dei prodotti alimentari per bambini”. Insomma, la salute prima di tutto. E se in ballo c’è quella dei bambini non c’è cartone animato che tenga.