“Dalle parole ai fatti”. Il leader della Lega, Matteo Salvini, saluta con un tweet il testo sulla legittima difesa licenziato ieri dalla commissione Giustizia del Senato e che arriverà martedì prossimo in Aula. L’obiettivo è quello di rendere la riforma “operativa a tutti gli effetti” entro l’anno. Un traguardo al quale Andrea Ostellari (Lega), presidente proprio della commissione Giustizia di Palazzo Madama e che del disegno di legge è anche relatore, guarda con ottimismo.
Dalla sua commissione è arrivato il primo via libera ad uno dei cavalli di battaglia del programma della Lega. La considera una vittoria del partito?
“La riforma della legittima difesa è stata recepita nel contratto di Governo tra Lega e M5S. Dà una risposta alle istanze di giustizia dei cittadini onesti dopo che, per due legislature, ogni tentativo di andare in questa direzione si era risolto nel nulla. La definirei, quindi, una battaglia combattuta e vinta nell’interesse degli italiani da parte dell’intera maggioranza. Una vittoria, peraltro, ottenuta in tempi rapidi, visto che l’iter in commissione si è esaurito in appena due mesi e mezzo”.
Il testo preserva l’impianto originario, a parte qualche modifica che non ne altera la sostanza (riduzione da 5 a 4 anni della pena per la violazione di domicilio). Inoltre è stata trovata la copertura per il gratuito patrocinio: chi si è difeso non pagherà le spese legali.
“Il testo che era stato ideato e depositato trova all’inizio della legislatura ha trovato conferma anche nella copertura finanziaria. Adesso ci prepariamo ad affrontare la prova dell’Aula, dove potranno essere presentati anche degli emendamenti, con la massima serenità. Ritengo che si tratti di un buon disegno di legge che risponde alle esigenze dei cittadini sotto vari aspetti. A cominciare da un punto fondamentale: la vittima è chi è stato aggredito e non l’aggressore. E lo Stato deve rispondere nel caso in cui un cittadino che si è dovuto difendere da un’aggressione si ritrovi sottoposto ad un procedimento penale, coprendo le spese legali”.
Durante l’iter del disegno di legge, però, c’è chi ha gridato al rischio Far West al pericolo del proliferare delle armi che questa riforma potrebbe innescare. Condivide questo allarme?
“Assolutamente no. Chi parla di Far West dice una corbelleria. Il Far West c’è quando manca una legge, qui invece una legge c’è. E non contiene alcuna norma tesa a liberalizzare la vendita, la detenzione e l’uso delle armi. Tutti aspetti che restano regolati dalla legislazione già vigente. Chi ha sollevato questi rilievi lo ha fatto unicamente per ragioni politiche e ideologiche”.
Difendersi in casa diventa un diritto. Ma come si traduce nella pratica?
“Si introduce una presunzione assoluta di legittima difesa rafforzando l’attuale impianto normativo del codice penale all’art. 52 a tutela della propria incolumità e di altre persone eventualmente presenti, da chi si introduce nell’abitazione o domicilio e luoghi indicati al comma 3 (altro luogo di privata dimora e relative appartenenze, ndr). La riformulazione supera le difficoltà interpretative della precedente norma. Inoltre anche il nuovo comma all’art. 55 consentirà di giungere prima all’archiviazione. Evitando processi inutili e costosi per lo Stato”.
Lei ha gestito l’iter della riforma da presidente di commissione e da relatore. Una vittoria anche personale?
“Una vittoria che condivido con tutta la squadra – dai colleghi agli uffici ministeriali e del Senato – che ha consentito di trovare la giusta mediazione tra gli aspetti politici e giuridici per arrivare ad un testo condiviso dalla più larga maggioranza possibile”.