Ormai la misura è colma. La mancanza di personale negli ospedali italiani è diventata una malattia terminale da cui sembra non si riesca a tornare indietro. Non solo l’emorragia dei camici bianchi, che tra blocco del turn over e pensionamenti non riescono più a far fronte alle emergenze, ma anche la mancanza cronica di infermieri rischia di mandare in tilt un sistema già in affanno, soprattutto se si considera che la popolazione invecchia. In Italia mancano all’appello almeno 53mila infermieri e chi presta servizio si trova ad assistere in media contemporaneamente undici pazienti, decisamente troppi per poter dedicare a ogni malato il giusto tempo e le dovute attenzioni. Se si considera che il rapporto con i medici invece di essere di uno a tre come indicato a livello internazionale, crolla a volte fino a sfiorare la parità, si può capire quanto la situazione sia diventata critica. Tanto che persino l’Organizzazione mondiale della sanità, nel documento sull’Italia preparato per la sua 68esima Assemblea generale in svolgimento in questi giorni, ha sottolineato che percentualmente ci sono molti medici (rispetto al numero di abitanti), ma pochi operatori sanitari (& ogni 1000 abitanti, contro la media Ue di 8.4). Una situazione allarmante che la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi), denuncia già da anni senza però aver avuto risposte. Ecco perché adesso il sindacato ha chiesto un incontro urgente con il ministro della Salute Giulia Grillo e con le Regioni, impegnati finora solo sul versante della carenza di medici.
Coperta corta – Secondo la mappa, che analizza le carenze regione per regione, le uniche ad aver raggiunto la media ottimale di cura, pari a tre infermieri per ogni medico, sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Molise e Bolzano. Il resto d’Italia arranca: si va dai quasi di10mila infermieri in meno della Sicilia ai 600 nelle Marche, passando per gli oltre 4mila mancanti in Lombardia, Sardegna e Calabria, fino alle 3mila unità in meno nel Lazio. E spesso, come si legge nell’analisi della Fnopi, per ovviare alla mancanza si cercano altre soluzioni, non certo assumere personale, ma quello messo a disposizione da cooperative o col lavoro interinale, cosa che non aiuta né la professionalità del singolo, stressato e sottopagato né il professionista, aumentando così anche i rischi per i malati e per gli stessi operatori: ogni infermiere dovrebbe assistere al massimo 6 pazienti per ridurre del 20 per cento la mortalità., invece, come detto, ne assistono undici. Come se non bastasse, poi, gli stipendi sono pure da fame, tutto in barba a ogni normativa europea. Ora gli infermieri sono davvero stanchi di aspettare. La coperta è troppo corta e le prospettive non sono rosee, visto l’incremento della vita media e delle malattie croniche come Diabete e Alzheimer, stanno aumentando i bisogni di assistenza di personale non necessariamente medico ma in grado di fornire cure. Gli infermieri vogliono riprendersi la loro dignità, quella degna di una società civile.