di Gaetano Pedullà
In Italia ci sono nove milioni di poveri. Nove milioni di sogni spezzati; di vite a cui è stata tolta la speranza. Chi fa politica non dovrebbe pensare che a questo. Tagliare gli sprechi, ideare le riforme, spingere lo sviluppo. E invece che accade? Il Pd presenta una legge contro i movimenti. Sì, il Palazzo dei nominati, blindato da un governo figlio di un tradimento degli elettori, ha un’angoscia: soffocare anche quel poco di partecipazione che resta in un’Italia sempre più distante dalla politica e dai partiti. Mai l’arroganza del potere era arrivata così in alto. Anzi, è meglio dire in basso. In un Paese ingessato, rassegnato, piegato, la politica ha perso ogni senso della realtà. Pd e Pdl gioiscono di un matrimonio contro natura, che ha l’effetto di tenere in vita un governo fragilissimo, totalmente incapace di approntare riforme vere. Chi ha fallito per decenni, senza un briciolo di credibilità promette che tutto cambierà. Nove milioni di Italiani ridotti alla fame aspettano. E se solo un giornale fuori dal coro, come questo, fa notare che non è più tempo di promesse che non si potranno realizzare mai, subito dal Palazzo ci arriva il siluro (a salve!) con l’accusa di essere grillini. Come se porre le questioni, fare giornalismo sul serio, sia sconveniente. Mostrando così di non aver capito niente del disagio degli italiani, né della rabbia che il Movimento 5 Stelle ha incanalato in modo positivo e propositivo. Da questa politica tanto miope, dunque, non ci si può aspettare molto di più. Oggi nelle pagine interne vi raccontiamo dei bonus (700 mila euro, mica bruscolini!) che l’istituto case popolari di Milano, non certo un esempio di efficienza, ha distribuito ai suoi dirigenti. O il caso della giunta regionale del Lazio, a guida Zingaretti, che nomina dirigenti incompatibili. Raccontare queste storie non è grillismo. È giornalismo.