Al di là della data dei documenti, precedente al crollo del Ponte di Genova, pare innegabile che l’impostazione sia la seguente: l’Aiscat, la grande lobby dei concessionari autostradali, è sempre stata fortemente contraria alla diffusione dei contratti di concessione. E questo è il motivo per cui il ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli, ha deciso di fare il nome proprio dell’Aiscat quale fonte di pressioni sul ministero, esibendo ieri due documenti (uno di gennaio e l’altro di marzo). Del resto che l’associazione dei concessionari, i cui azionisti di maggioranza sono Benetton e Gavio, abbia da sempre un ruolo pervasivo nelle istituzioni è un fatto. Così come è un fatto l’infaticabile dinamismo di quello che da tempo immemorabile è il suo grande capo, Fabrizio Palenzona, così vicino ai Benetton da essere stato anche presidente di Adr (Aeroporti di Roma). Il fatto semmai poco noto è il modo in cui Palenzona, in più occasioni, ha finito col trascinare nel pressing sul Governo anche le altre componenti dell’Aiscat, sapientemente sfruttate per mantenere il suo potere. Componenti che spesso riportano allo Stato e a uno dei due partiti che reggono l’attuale maggioranza gialloverde, ossia la Lega Nord.
Facciamo qualche esempio. Tra le 27 associate dell’Aiscat un ruolo molto importante è rivestito dalla Milano Serravalle, che peraltro controlla con il 78,9% del capitale un’altra associata di peso, l’Autostrada Pedemontana Lombarda. Ebbene, non sempre si tiene a mente che la Milano Serravalle, attraverso la holding Asam che ne controlla il 52,9%, fa capo alla Regione Lombardia, da tempo governata dalla Lega (prima con Roberto Maroni adesso con Attilio Fontana). Lo stesso dicasi per un’altra associata Aiscat, la Tangenziale Esterna Spa, che al 47,6% fa capo alla Tangenziali Esterne di Milano, il cui 18,8% a sua volta è sempre in pancia alla Milano Serravalle. Ancora, si prenda un’associata come Autostrada del Brennero, il cui Ad, Walter Prandatscher, è addirittura vice di Palenzona nell’Aiscat. Parliamo di una concessionaria al 32,2% riconducibile alla Regione autonoma Trentino Alto Adige, con un 11% custodito da Provincia e Comune di Verona, guidate da giunte di centrodestra con dentro la Lega.
E che dire di Autovie Venete, altro polmone dell’Aiscat? Qui, con il 72,9% delle azioni, abbiamo Friulia, la finanziaria del Friuli Venezia Giulia governato dal leghista Massimiliano Fedriga. Mentre con un 4,8% troviamo la Regione Veneto, guidata dall’altro leghista Luca Zaia. Ritroviamo poi la stessa Regione Veneto nel capitale di Concessioni Autostradali Venete-Cav Spa, altra associata Aiscat, di cui detiene il 50% del capitale. Il tutto mentre l’altra metà delle azioni è in mano all’Anas, società di Stato (controllata al 100% da Fs ma in prospettiva da ricondurre sotto l’ombrello del Tesoro). Ed è curioso notare anche come sia forte la presenza “indiretta” della stessa Anas in Aiscat. La spa pubblica, guidata da Gianni Armani, detiene infatti anche il 51% della Sitaf (traforo del Frejus), e il 32% della Società italiana per il traforo del Monte Bianco, entrambe associate Aiscat. Questo a dimostrazione del fatto che l’associazione dei concessionari è sì dominata dai Benetton e dai Gavio, a partire da Autostrade per l’Italia e da molte società del gruppo Sias, ma dentro c’è anche dell’altro. E Palenzona, referente dei signori del casello, quando si muove fa pesare anche il resto della torta.