Nuovo round tra Italia e Unione Europea. Dopo le minacce del Governo gialloverde di non pagare i 20 miliardi di contributi destinati al bilancio europeo visto il mancato intervento di Bruxelles sul caso della nave Diciotti, la risposta è arrivata ancora una volta per bocca del tedesco Gunter Oettinger, commissario al bilancio, in una intervista al Die Welt, che ricorda come “tutti gli Stati dell’Ue si sono assunti l’obbligo di pagare i contributi nei tempi stabiliti. Il resto sarebbe una violazione dei trattati che comporterebbe delle penalità. L’Italia ha guadagnato la nostra collaborazione per far fronte alla crisi dei rifugiati e alle sue conseguenze. Ma è necessario mettere in guardia Roma contro il mescolare le questioni di politica migratoria con il bilancio dell’Unione”. L’avvertimento lanciato dal commissario Ue è chiaro, dunque: non si può mischiare la questione sulla politica migratoria con il bilancio dell’Unione Europea. A stretto giro, però, arriva la risposta dell’Esecutivo, per bocca del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico e vicepremier, Luigi Di Maio, in visita al presidente egiziano Al Sisi al Cairo. Il leader pentastellato non usa giri di parole e dichiara che le parole del commissario Ue sono “ipocrite”. La posizione italiana sul veto al bilancio, dichiara Di Maio, “resta, se poi nei prossimi giorni vorranno riscoprire lo spirito di solidarietà con cui si era fondata l’Unione europea allora ne parliamo”. Secondo Di Maio, “Oettinger continua a esternare ogni giorno dopo che abbiamo detto che non gli diamo i soldi, non li abbiamo sentiti quando gli abbiamo chiesto una mano sull’immigrazione. Questo conferma che l’unica cosa che capisce questa Unione europea è quando cominciamo a togliergli i soldi”. Chiara, dunque, la posizione del Governo italiano: la partita sulla quota per il bilancio comunitario si sbloccherà solo e soltanto se si affronterà – e questa volta concretamente – la questione migratoria.
Le precedenti uscite – Pochi giorni fa, a Politico.eu, il commissario si era espresso con toni molto critici verso le rivendicazioni partite in primis dai vice premier Matteo Salvini. Oettinger ha in quel caso fatto riferimento alle cifre messe in discussione con la minaccia di porre il veto al bilancio e ha sottolineato che i 20 miliardi che alcuni esponenti del governo indicano come contributo dell’Italia al bilancio dell’Unione Europea è una “farsa”. Ha detto: “Dobbiamo correggere le cifre. Non sono 20 miliardi di euro l’anno. L’Italia contribuisce con 14, 15, 16 miliardi in un anno. Se si tiene in conto ciò che ottiene dal bilancio Ue, il risultato è un contributo netto di 3 miliardi l’anno”. Ma il nome di Oettinger è legato soprattutto all’uscita (per cui poi dovette chiedere scusa su pressing di Jean-Claude Jucker) di fine maggio scorso quando, nel caos istituzionale di un Governo che ancora non era certo si sarebbe formato, in un’intervista alla Deutsche Welle, esclamò: “I mercati e un outlook negativo insegneranno agli italiani a non votare per i partiti populisti alle prossime elezioni”. Una dichiarazione che evidentemente lasciava intendere come la democrazia italiana (e non solo) fosse “schiava” dei diktat della finanza e dei tecnocrati. E, non a caso, Oettinger venne duramente criticato. Uno scenario che si sta ripetendo anche oggi. Con l’unico risultato di rafforzare il fronte Salvini-Di Maio.