di Stefano Sansonetti
Lo schema è sempre lo stesso. Prendo un po’ di ex boiardi di Stato, ex senatori ed esponenti dei soliti poteri e poterini forti, poi li piazzo nei Cda delle mie controllate per blindare gli affari con lo Stato. Vale per i Benetton, come già svelato da La Notizia, ma vale anche per i Gavio, ossia la famiglia che in Italia gestisce in concessione 1.400 chilometri di autostrade, soprattutto nel Nord-Ovest. Meno famosi dei colleghi di Ponzano Veneto, i Gavio in realtà sono tra i principali beneficiari di un sistema che ha messo in mano ai privati una gallina dalle uova d’oro. E il gruppo, originario di Castelnuovo Scrivia (provincia di Alessandria), a quanto pare ha saputo essere molto riconoscente.
Gli esempi – Si prenda la loro principale holding di controllo delle concessionarie autostradali, la Astm. Qui è presidente nientemeno che Gian Maria Gros-Pietro, profilo che in questi giorni è stato intercettato da qualche giornale per i suoi trascori in Iri, da dove trattò la scivolosa questione della privatizzazione dei pedaggi, e per il suo successivo passaggio al beneficiario numero uno di quella privatizzazione, ovvero Atlantia-Autostrade. Peccato che nessuno abbia ricordato come nel frattempo lo stesso Gros-Pietro sia passato alla corte degli altri signori del casello. Ma il Cda della Astm riserva anche altre sorprese. Nell’organo siede ancora oggi Giuseppe Garofano, detto “il Cardinale”, vicinissimo all’Opus Dei (è presidente del Campus Bio-Medico di Roma, l’ateneo legato alla prelatura) e vecchia conoscenza della finanza italiana degli anni Ottanta e Novanta. Già presidente e Ad della Montedison all’epoca di Raul Gardini, venne arrestato dopo una breve fuga dal pool di Mani pulite nell’inchiesta sulla maxitangente Enimont. Nello stesso Cda troviamo Luigi Roth, Gentiluomo di Sua Santità, già presidente di Terna, Fiera di Milano e molto legato a Comunione e Liberazione. Insomma, come inizio non c’è male. Ma passiamo a un’altra concessionaria dei Gavio, la Autovia Padana che gestisce la A21 Piacenza-Brescia. Il suo presidente si chiama Galliano Di Marco, ex numero uno del Porto di Ravenna, ma soprattutto altro ex uomo Iri e Autostrade, mondi nei quali ha gravitato dal 1988 al 2007. Il tutto illuminando la circostanza che spesso Benetton e Gavio si scambiano pure gli uomini della rete di potere. L’ultima dimostrazione in ordine di tempo è arrivata dall’accordo recentemente raggiunto tra i Gavio e il fondo francese Ardian, che rileverà il 40% di una holding a cui verranno trasferite le quote nelle concessionarie detenute dalla famiglia. Ebbene, il country manager in Italia del fondo transalpino è Stefano Mion, incidentalmente figlio di Gianni Mion, storico braccio destro dei Benetton. Incroci a non finire, quindi.
Gli altri – Ancora, nella galassia della famiglia di Castelnuovo Scrivia c’è la Sitaf, che si occupa della A32 Torino-Bardonecchia e del traforo del Frejus. In questo caso la poltrona di presidente è appannaggio di Sebastiano Gallina, già componente della direzione nazionale dall’alfaniano Ncd, considerato vicino all’ex ministro dei trasporti Maurizio Lupi. E che dire della Satap, la concessionaria autostradale che gestisce la A4 Torino-Milano? Nel Cda vanta un bello scranno Antonio Agogliati, ex senatore di Forza Italia e già componente della Commissione lavori pubblici di palazzo Madama (2002-2004). Perché alla fine, nel settore dei ricchi pedaggi, tutto il mondo è paese: per mantenere ben salda la rendita di posizione è necessario mettere a disposizione un bel po’ di posti. Ma questo modus operandi non è certo un problema, per chi poi si porta a casa maxi rendimenti al riparo da ogni concorrenza.