E ora il Movimento 5 Stelle punta dritto al cuore del sistema. Al Senato è stato proposto di istituire una commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Che i pentastellati pensano di affidare a Gianluigi Paragone, giornalista fino a poco prima delle elezioni politiche di marzo e autore del libro Gangbank, sull’intreccio (perverso) tra politica e finanza che “ci frega il portafoglio e la vita”. A Palazzo Madama c’è stato nei giorni scorsi un gran lavorio per mettere a punto la legge istitutiva in cui sono indicate le funzioni e gli obiettivi da perseguire.
Le novità – L’organismo avrà funzioni sensibilmente diverse da quello presieduto da Pier Ferdinando Casini che il Pd aveva indicato per il seggio più importante a Palazzo San Macuto nello scorcio legislatura segnata dall’esplosione di alcuni casi simbolo: da Vicenza a Mps, per passare naturalmente al bubbone di Banca Etruria. Alla fine dei lavori, a gennaio 2018, il Movimento aveva presentato una relazione di minoranza: 100 pagine in cui venivano denunciate diverse storture, tra cui quelle relative alla mancata interazione delle autorità di vigilanza. Per migliorare la quale “si reputano necessarie modifiche sostanziali che da un lato consentano alle medesime autorità di vigilanza di comunicare reciprocamente in modo chiaro e privo di vincoli di carattere formale (abolendo eventualmente anche il segreto d’ufficio) e dall’altro garantiscano al legislatore di valutare progressivamente l’adeguatezza della normativa nazionale rispetto alle esigenze” delle autorità stesse di vigilanza. Come? Quanto al primo aspetto attraverso la costituzione di un Comitato presieduto dalla Banca d’Italia e che “potrebbe coinvolgere oltre alla Consob anche l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione e, in qualità di osservatori, il ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato”. In ossequio alle indicazioni del Comitato europeo per il rischio sistemico (Cers), che sin dal 2011 ha invitato gli Stati membri a designare nella legislazione nazionale un’autorità a cui affidare la conduzione delle politiche macroprudenziali. Un organismo deputato a “verificare l’andamento e i rischi della stabilità del sistema finanziario italiano” e destinato riferire al Parlamento sull’andamento dell’esercizio delle proprie funzioni di vigilanza: ecco dunque da dove nasce l’esigenza di una bicamerale indispensabile per consentire al “legislatore di valutare progressivamente l’adeguatezza della normativa nazionale rispetto alle esigenze” delle autorità stesse. Le cui fragilità sono state messe alla prova da casi devastanti per i risparmiatori. Come quello delle Banche Venete. Il sindaco di Vicenza, Francesco Rucco nella relazione sull’impatto socio-economico della crisi del sistema bancario sul territorio che verrà presto posta all’attenzione del Governo, ha certificato che la perdita complessiva dello stock di attività finanziarie è stata di almeno 5 miliardi di euro, pari a circa il 3,4% del Pil regionale.