di Alessandro Barcella
Più che un ragazzo comune, dovremmo definirlo un ragazzo “in Comune”. Sì perché Mattia Calise, 22 anni studente di Scienze Politiche, è il primissimo (e al momento unico) grillino ad essere entrato da consigliere comunale nelle austere stanze di Palazzo Marino, sede dell’amministrazione municipale milanese. Ci entra due anni fa, quando i 5 stelle portavano a casa un consenso del 3-4%. Oggi, con un gradimento a doppia cifra, l’aria pare cambiata. Non per i conti del Comune di Milano, il cui bilancio registra quasi 300 milioni di euro di buco.
La voragine
“I problemi principali sono il debito, gli strumenti di finanza derivata e i bilanci in rosso delle municipalizzate – esordisce Calise -. Succede che si usino gli oneri di urbanizzazione e le entrate straordinarie per pagare le spese correnti: un principio non sostenibile. Prima di tutto occorre avere un bilancio che stia in piedi da solo e poi colpiamo gli sprechi”. In tema di sprechi, almeno nella visione del Movimento, c’è il capitolo Expo 2015. “E’ assolutamente incompatibile col momento di crisi che viviamo. Diciamo invece sì ad un’Expo totalmente diversa: diffusa sul territorio, usando le strutture che già abbiamo, e che non consumi ulteriore suolo. Cosa rimarrà dell’esposizione? Terreni che da agricoli diventano edificabili, con diritti volumetrici. Tagliamo da subito le opere inutili come la Via d’Acqua – spiega ancora Mattia Calise – un canale che costerà 80 milioni di Euro. E’ una battaglia su cui si può ancora vincere, perché non è andata a gara: non ci sono scuse”. Ma Milano spreca anche al proprio interno, ed è il caso dell’appalto sui sistemi informativi.
30 milioni buttati?
“Un caso su tutti – prosegue Calise – è quello dell’appalto per la gestione dei sistemi informativi del Comune: hardware e software non sono di proprietà, ma affidati attraverso il pagamento di un canone talmente alto che è come se li avessimo già pagati. Se avessimo comprato noi i sistemi, lasciando in outsourcing solo la manutenzione, avremmo risparmiato 20 milioni di Euro. In commissione consiliare? Non ci hanno neanche ascoltato: è chiaro che si tratta di togliere un appalto da 50 milioni di valore alle aziende che storicamente lo prendono”.
Bastoni tra le ruote
La parola giusta per indicare il “clima” che vive il Movimento all’interno di Palazzo Marino sembra allora essere “ostruzionismo”. “Non ci lasciano passare quasi niente – aggiunge il capogruppo grillino -. Da una parte usano, contro di noi, il potere di agenda: allungano i tempi, ci forniscono la documentazione all’ultimo, non calendarizzano i nostri provvedimenti. Abbiamo avuto mozioni che prima di essere discusse, e poi magari bocciate, hanno atteso anche 1 anno e mezzo. La maggioranza, quando vuole mettersi in votazione una propria mozione, lo fa subito e questa va spedita”.
Bastoni tra le ruote, dunque, che non sembrano provenire dalla sola maggioranza “arancione” targata Pisapia. “Noi non facciamo alcun tipo di accordo come accade invece anche tra Pd e Pdl sulla programmazione dei lavori. Mettiamo sul tappeto un provvedimento, studiato insieme ai nostri esperti, e chi lo condivide può votarlo: questo ha sconvolto i piani di tutti, i loro “giochini”. Fino a poco tempo fa c’era questa prassi, adottata ad esempio nel caso del Pgt: si facevano sedute fiume di ostruzionismo, anche durante la notte. All’improvviso si interrompeva la seduta, e la diretta streaming via web, e si ritrovavano al chiuso delle aulette: al loro ritorno la decisione era presa, concordata tra maggioranza e opposizione”.
La politica altrove
Viene dunque da chiedersi quale sia il valore dell’organismo consiliare. La risposta è senza esitazioni: “Il Consiglio ormai, sia per la maggioranza che per l’opposizione, è solamente una tribuna politica: le decisioni vengono prese altrove. Un’altra cosa veramente brutta è il fatto che il Consiglio approvi atti che poi la Giunta non attua. Il via libera avviene per evitare la caduta d’immagine di una mancata approvazione su un tema importante, ma poi non accade null’altro”. @A_Barcella